Leprous – Coal

leprouscoalcoverlgNello stesso anno di Dream Theater è uscito quest’album. Da una parte un progressive che manca di atmosfera e verve compensando con una buona dose di tecnica, e che più che altalenante è simile ad un katoon; dall’altra un album tutto di un pezzo, che ti mette nell’atmosfera classica del prog-metal dalla prima all’ultima canzone. Da una parte testi poco interessanti e che ricercano poesia fine a sé stessa, dall’altra una coerenza ed un’espressione di sensazioni e dimensioni.

Ho tirato fuori questo confronto perché in passato ho sempre considerato, non da solo immagino, i Dream Theater come un punto di riferimento nel progressive metal, ma negli ultimi compiti in classe non sono andati bene. Coal non è di certo un capolavoro; probabilmente anzi i cultori della band non lo preferiranno certamente ad album precedenti come Bilateral, già citato a causa della sua copertina nella recensione  di Volition dei Protest The Hero (anche questa copertina non scherza, giocando con l’associazione carbone-diamante). Pur non brillando, commercialmente, nell’ampio panorama del metal progressivo l’ultima produzione dei Leprous è solida. Il gruppo in passato si è distinto per un progressive piuttosto aggressivo, senza disprezzare doppio pedale e passaggi vocali in scream. Caratteristiche queste non preminenti in Coal, costruito forse pensando ad una unità musicale fatta di vocalizzi, tempi lenti, linee di basso che emergono spesso da una batteria non incisiva, di accompagnamento. Il tutto rimane comunque ben saldato negli stilemi progressive. È sperimentabile il concetto di ampiezza, di lunghezza, di natura: Chronic, The Valley, Echo, resi appunto da lunghi vocalizzi che accompagnano quasi tutte le tracce, da una batteria in sfondo. Diversa invece l’ultima traccia del’album, che riprende le caratteristiche di aggressività di cui sopra, lasciando soddisfattissimi degli ultimi 9 minuti di album chiamati Contaminate Me e che già dal titolo lasciava intravedere uno sfogo.

L’ultima traccia è infatti la perla dell’album, che comincia spiazzando con un tempo ed una cadenza tipiche per finire progressivamente con vocals stirate e sofferenti accompagnate da una batteria irregolare in pura atmosfera doom.

Se c’è da prendere esempio da qualcosa negli ultimi tempi nel prog-metal, questo è di certo un posto dove guardare.

 

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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