Caparezza – Il Sogno Eretico (2011)

Caparezza è un artista che mi piace molto, anche se non amo il suo genere.il-sogno-eretico

Non che sia una gran sorpresa per i fedeli ascoltatori delle nostre dirette, dato che mi capita spesso di passare qualche suo pezzo, ma ci tenevo a specificarlo, in quanto non riesco ad essere troppo critico nei suoi confronti.

Solitamente sono abituato a buttar giù le mie recensioni in una sorta di stream of consciousness e non voglio cambiare il mio modo di scrivere, dunque vi sorbirete ancora una volta le mie impressioni a caldo (caldissimo, in contemporanea con l’ascolto di questi pezzi che ormai conosco comunque a memoria).

Il simpatico Capa ci aveva lasciato con “Le dimensioni del mio Caos”, un ottimo album che mantiene al suo interno un filo conduttore, dalla prima traccia all’ultima, spaziando tra vari generi ma cercando di narrare storie più o meno legate ad una trama principale, quasi come se stessimo assistendo ad un’opera. Il suo esperimento aveva funzionato, e squadra vincente non si cambia.

Ci ritroviamo così subito proiettati nella prima traccia, “Nessun dorma”, seguita dal sonoro russare del cantante. Si ritrova dunque “venduto” come molti “artisti” all’interno del nostro panorama culturale e televisivo; cerca dunque a tutti i costi di far ridere le persone con slang romani e riscuote in questo modo successo. Parte subito dopo “Chi se ne frega della musica”, una critica pesante agli artisti nel campo della musica pop; dal punto di vista musicale ammetto che al primo ascolto non mi ha convinto, ma successivamente ho imparato ad apprezzarla.

Importanti le parole dei due ascoltatori tipici di musica nostrani a fine canzone:

-Mi sono proprio divertita!

-Boh, io non c’ho capito niente…

-Nemmeno io, tesoro. Ridevo perchè ridevan tutti!

Arriviamo così al quarto brano, “Il dito medio di Galileo”.

Personalmente ammiro questa traccia: Caparezza critica la Chiesa, i suoi dettami e i “pecoroni” che seguono ciecamente ogni dogma, arrivando a demonizzare personaggi importanti come Galileo. Dunque la risposta del cantante nei riguardi dello studioso non si fa attendere:

Se la chiesa ti ha messo all’indice beh, che male c’è, tu la metti al medio!

Ed eccoci al V estratto dell’album, “Sono il tuo sogno eretico”, altro interessante attacco nei confronti di coloro che furono troppo ciechi e avidi, al contrario di ciò che predicavano (vedasi ancora una volta Chiesa). Le frasi significative messe in bocca ai vari personaggi storici:

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Giovanna d’Arco (sono stata una casta vincente prima che fosse vincente la casta… mi bruci per ciò che predico, è una fine che non mi merito); Girolamo Savonarola (mi mettono a fuoco ma non come la Canon… la tratta dei bimbi come geishe cresce in tutto il clero ma nessuno ne parla ma il millequattro non è anno zero); Giordano Bruno (nella cella reietto perchè tra fede e intelletto ho scelto il suddetto, Dio mi ha data il cervello se non lo usassi gli mancherei di rispetto!).

Lo speaker alla “Chi vuol essere Milionario” introduce con la domanda: “Lo accendiamo?” il brano successivo, “Cose che non capisco”. Questo è un pezzo più tipico per lo stile del Capa con critiche a TV ed a scandali accaduti nel nostro Paese. Ci sono cose che non capisco a cui nessuno da la minima importanza: si parla di aiuti di denaro pubblico per fallimenti di aziende private.

I funerali di stato a che servono? Per i caduti sul lavoro, per loro nemmeno un cero con il santo patrono.

“Goodbye Malincònia”, special guest: Tony Hadley! In pieno music-style anni ’80, si parla dell’Italia (Malincònia) da cui tutti se ne vanno. Più volte nel brano è ripetuta la parte: da qua se ne vanno tutti! La situazione è più grave di un basso tuba, goodbye Malincònia… come ti sei ridotta in questo Stato. (La situazione è talmente tragica che si commenta da sola).

Con “La Marchetta di Popolino” troviamo uno dei nostri grandi problemi: la gente menefreghista e ignorante, riportata in un’ipotetica Topolinia mischiata a Paperopoli. Il sound sa di cartoon, e più di una volta si sentono intervenire personaggi di Walt Disney, in maniera ironica.

“La fine di Gaia” è praticamente una canzone rock, con sonorità dirette e accompagnate da quel tanto di elettro che non risulta invasivo. Si tirano fuori i classici discorsi sulla fine del mondo 2012, Nostradamus, asteroidi, degli alieni che ci verranno a far visita. Ritrovandosi a sentirlo nel 2014 mi ritrovo a sorridere, un’ulteriore dimostrazione di stupidità e credulità popolare.

“House Credibility” non mi convince. Sarà il troppo rap e hip-hop, o sarà la mancanza di un tema interessante, ma non riuscivo a digerirla tre anni fa e non ci riesco nemmeno ora.

Con “Kevin Spacey” il Capa si è auto-boicottato: in questo pezzo spoilera (ovvero spiega tutti i finali) film famosi. Le radio in questo modo si sono ben viste dal passare questa traccia, avendo un buon motivo, effettivamente.

Con “Legalize the Premier”, il nostro Michele e Alborosie si uniscono nel raccontare la situazione paradossale nella quale ci troviamo da ormai vent’anni, con un determinato Premier.

“Sono un Presidente in erba ma me ne fotto della maria perchè io lotto ma per la mia legalizzazione.

Mi atteggio da messia ma non mi fido Di Pietro, io mi fido solo di chi dice firmo il decreto”.

Ottima anche dal punto di vista musicale, con impronta chiaramente reggae.

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“Messa in moto” è un pezzo strano: molto presente la componente rock, con rombo di moto e fucili che si caricano.

Caparezza immagina di vestire i panni di Dio, ormai stanco di messe, preghiere e modi di fare tipici dei Cristiani. Scappa dunque in moto, dicendo “Basta! Vado dallo psicologo per colpa di sti teo-con, nell’ipod ho dischi dei Manowar, non sento nemmeno un po’ d’emocore, portami al Gods of Metal, a Sanremo no. Sbrigati non farmi aspettare…Ronnie James? welcome aboard!”

Semplicemente geniale.

 

In “Non siete Stato voi” si sente tutta la rabbia dell’artista nei confronti della nostra classe politica. Molto seria, triste e vera alla stesso tempo, cantata senza il consueto timbro nasale. Scandali, ipocrisie e tutto il resto si vede in giro, la fanno da padroni nei quasi 5 minuti di durata della traccia, e ammetto che arrivando alla fine del pezzo rimango ogni volta basito dalla nostra situazione attuale. Davvero un pezzo toccante e di denuncia.

Arriviamo dunque al penultimo pezzo, “La Ghigliottina”: un parallelo tra la nostra situazione attuale e la Rivoluzione Francese, molto rock e con un giro di chitarre e basso che mi ricorda ogni volta “Knights of Cydonia” dei Muse, non me ne vogliano gli esperti.

“Ti sorrido mentre affogo” sembra uno sfogo dal punto di vista musicale e testuale, e forse lo è. Rimangono impresse in mente due frasi dall’ascolto di questo brano:

Non mi interessa essere capito, mi interessa essere, capito?

Non ho voglia di andare d’accordo, ho voglia di andare, d’accordo?

Ancora una volta arrivo alla fine di questo album un pò scosso, avendo ripercorso con ogni traccia vari problemi del nostro tempo e della nostra situazione; quando un album ti lascia qualcosa dentro, io lo definisco un buon album, e questo album mi ha colpito come se lo avessi ascoltato per la prima volta, di nuovo. Lo consiglio a tutti coloro che si chiedono il motivo per cui la gente continua a vedere il Grande Fratello e ad ascoltare Gigi D’Alessio. Implicitamente spero che voi non apparteniate a nessuna di queste due categorie di persone. Buon ascolto!

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