Cat Stevens

“Tea for the Tillerman” e “ Teaser and the Firecat”. Dovrebbero bastare questi due nomi. I meno giovani che hanno avuto l’incomparabile fortuna di vivere musicalmente i primi anni ’70 sanno bene a cosa alludo. I più giovani potranno, con una buona dose di curiosità, accostarsi alla conoscenza di un capitolo fondamentale del rock britannico.

Un rock dolce e soave, fatto di sonorità delicate, di testi a metà fra la canzone d’amore e il misticismo, di richiami alla tradizione musicale greca. Il tutto condito da una calda vocalità. E’ Cat Stevens, al secolo Steven Demetre Georgiou. Oggi meglio noto come Yusuf Islam, dopo la sua controversa conversione all’Islam. Nasce nel 1948 nel quartiere di Soho a Londra, da padre greco-cipriota e madre svedese. Fin da piccolo sviluppa un senso naturale per la musica e per l’arte.  A 15 anni chiede al padre di regalargli una chitarra. Steven inizia a suonare per parenti ed amici. Due anni dopo, mentre studia all’ Hammersmith Art College, partecipa ad un’audizione del produttore discografico Mike Hurst, che rimane subito impressionato dal talento del giovane cantautore. Il suo primo successo “I Love my dog”, inciso all’età di 18 anni, raggiunge la 28esima posizione nelle classifiche inglesi. Steven Demetre, che cambia il suo nome in Cat Stevens dopo che un’amica gli aveva fatto notare che il suo taglio degli occhi ricordava quello di un gatto, viene selezionato dalla Decca per lanciare la nuova etichetta Deram che produce nuovi talenti inglesi, tra questi anche David Bowie. Il suo secondo hit “Matthew and Son” arriva al numero 2 delle charts britanniche. Cat Stevens ha 19 anni ed è già un artista da alta classifica. Siamo in pieno periodo Swinging London, e Stevens incarna in pieno lo stereotipo del cantante pop commerciale dell’epoca, un’immagine dalla quale egli si distanzierà notevolmente negli anni a seguire. Nell’autunno del 1968 si ammala di tubercolosi. Potrebbe essere la fine della sua carriera. Durante la convalescenza, lontano dagli stress del business musicale, Cat Stevens ne approfitta per prendersi un po’ di tempo e guardare dentro di sé. “Stare in un ospedale, vedere la gente morire – dirà poi in una intervista – cambia il tuo modo di vedere la vita”. Questa sua profonda trasformazione naturalmente influenza la sua musica e soprattutto i contenuti delle sue canzoni. Basti pensare ai suoi lavori “Mona Bone Jakon” (1971) con l’hit “Lady D’Arbanville”, e il più famoso “Tea for the Tillerman”(1970), album d’oro negli Stati Uniti. Da questo album usciranno brani come “Father and son”, “Where do the children play?”, “Wild World”. E’ proprio in questo periodo che Cat Stevens comincia il suo percorso spirituale: studia il buddismo, diventa vegetariano, si avvicina all’astrologia e alla numerologia. Amplia le sue conoscenze musicali e impara a suonare il mandolino elettrico, il piano, l’organo, il basso e la batteria. Alla fine degli anni settanta si avvicina al mondo islamico. Ad “illuminarlo” una visita ad un mercato di Marrakech, in Marocco. Cat Stevens continua a scrivere musica, ma la sua strada ormai è segnata. Nel 1975 emigra a Rio de Janeiro e si dedica alla beneficenza.Nel 1977 abbraccia l’Islamismo e cambia il suo nome in Yusuf Islam. (Yusuf è la traduzione araba di “profeta Giuseppe”) . “Nel momento in cui sono diventato musulmano – dice Yusuf – ho trovato la pace.” Alla fine degli anni ottanta, Yusuf scioccherà i suoi fans supportando la sentenza di morte ordinata dall’ Ayatollah Khomeini contro lo scrittore Salman Rushdie, autore di “Versetti satanici”. Presa di posizione mai ben chiarita però. In realtà Islam, il quale si trovava al Kingston Polytechnic di Londra per un incontro con gli studenti, si era limitato a spiegare il perché di quella condanna da parte del mondo musulmano senza mai invocare direttamente alcuna sanzione, precisando successivamente che non avrebbe appoggiato la richiesta dell’Ayatollah Khomeini in quanto lesiva della legislazione britannica. Questa controversia comunque gli avrebbe causato l’ostracismo di gran parte del mondo musicale per lungo tempo. Come risultato, molte stazioni radio smettono di passare le sue canzoni. Negli anni novanta Yusuf torna agli onori delle cronache per le sue iniziative umanitarie. Negli anni si delinea, dunque, una personalità complessa e un po’ controversa che spazia dall’adesione all’Islam, vista come una sorta di “tradimento” dai suoi fans storici, alle numerose iniziative caritatevoli ed umanitarie in cui si mostra particolarmente attivo. Una figura piuttosto lontana dall’immagine di quel cantante pop dall’aria un po’ dimessa e vagamente hippie dell’inizio della carriera. Anche se i temi dei valori come l’amore, la pace e il misticismo rappresentano un filo rosso che percorre tutta la sua vita artistica. Ed anche l’avvicinamento al mondo islamico potrebbe essere riletto in questa chiave. Conversione che, tra l’altro, non ha portato all’adozione di una mentalità estremista ed anti democratica come molti temevano, ma in fin dei conti solo alla scoperta di una propria dimensione spirituale che non per forza deve connotarsi negativamente. Ed il suo impegno umanitario, la sua scelta di devolvere parte delle royalties del suo Box Set americano del 2001 al fondo per le vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 la dicono lunga sulla moralità e umanità del cantante, qualcosa che va al di là del credo professato. Yusuf è e resterà sempre il ragazzo dai capelli lunghi che incanta con la sua voce e con i suoi arpeggi. Che ci ha fatto e ci fa innamorare e sognare con “Father and Son”. “It’s not time to make a change just relax, take it easy you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know, find a girl, settle down if you want, you can marry look at me, I am old butI’m happy..” . Il più semplice e profondo testamento spirituale che un padre potrebbe fare a un figlio. E che ci ha fatto pregare in quell’incantevole ode che è “Morning has broken”. E non un dio, bensì la bellezza del mondo che ci circonda intesa come principio superiore davanti a cui si può solo restare estasiati. “Morning has broken, like the first morning, blackbird has spoken like the first bird, praise for the singing, praise for the morning, praise for the springing fresh from the world”.In questo pezzo un misticismo al di fuori dello spazio e del tempo, quasi un’ancestrale spiegazione del senso della vita. Ascoltare per credere.

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