Scott Holmes: We Used To Paint Stars In The Sky (2012)

Bentornati in una delle mie recensioni post-rock.
Questa volta si tratta di un album reperibile facilmente online, gratuito e di un artista che, in questo mio primo ascolto, sembra meritare molto.
Sto parlando degli Scott Holmes, un gruppo post-rock scozzese.
Le informazioni sul gruppo si possono trovare sulla loro pagina facebook mentre l’album in questione, We used to paint stars in the sky, è disponibile in streaming e download GRATUITO qui .

Partiamo quindi all’ascolto di questo interessante lavoro.
L’album è composto da 10 brani, di lunghezza variabile ma mai eccessiva.
Il primo pezzo, Green Fields, si presenta con una chitarra acustica accompagnata da un pianoforte, suono molto gradevole ed interessante. Il coro in lontananza nella seconda metà del pezzo mi ricorda particolarmente un gruppo a cui farò riferimento tra poco.
Parte dunque Feather, un intermezzo che dura per poco più di un minuto, pieno di dissonanze.
Terzo pezzo, altro riferimento ad un gruppo post-rock: credevo di star sentendo un brano degli “If these trees could talk”.
Ascension risulta essere senza infamia e senza lode, mentre Levels of Greatness mischia il classico rock moderno con il post-rock degli anni passati.

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October inizia con effetti sonori quali il canto degli uccellini e onde del mare. Inaspettatamente una donna comincia a “cantare”. Ho messo tra virgolette il verbo perchè in effetti segue quello che negli altri pezzi è il coro, senza pronunciare parole vere e proprie.
Arriviamo dunque a Signals. Mi ricorda molto da vicino i simpatici “God is an Astronaut”, gruppo post-rock ben più famoso. Riprendono in toto il loro stile, con un’intro in crescendo e ritornello veloce.
Eccoci al brano omonimo dell’album, We used to paint stars in the sky; inizio lento, introduzione dei vari strumenti ed esplosione di batteria e chitarra nel ritornello.
Death of an orchid inizia con un sound più cupo rispetto alla traccia precedente e con voce più pulita, quasi priva degli echi caratteristici.
L’album finisce con Beyond something beautiful, molto vicina al sound degli “Explosions in the sky”, quasi un saluto e la promessa di un prossimo ritorno.

Nel complesso si tratta di un buon album, post-rock come piace a me, senza la parte elettronica attualmente molto di moda nell’ambiente.
Consiglio l’ascolto a tutti coloro che abbiano voglia di rilassarsi, con qualcosa di non invasivo ma comunque profondo; poi, a questo prezzo (ricordo che l’album è disponibile GRATUITAMENTE al link che ho riportato sopra), si tratta onestamente di un’occasione da non perdere.

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