Tapes ‘n tapes – The Loon (2006)

Eccoci ancora una volta a trattare di un album ed un gruppo al primo ascolto.

Sulla scia dei White Rabbits mi trovo a recensire un album dei “Tapes ‘n Tapes”, un gruppo indie-rock di Minneapolis, Minnesota.

L’album in questione si chiama “The Loon”, ed è stato inizialmente rilasciato nel 2005, autoprodotto dal gruppo, poi ripubblicato nel 2006 con XL Recording.

Si parte.

Just Drums comincia con qualche nota di chitarra ed il brusio dell’amplificatore, per poi diventare un’unica cosa con la batteria, basso e voce strascicata. Quasi in contrapposizione con il “casino” sentito fino a questo punto, parte The Illiad, in un climax che ha, verso la parte finale, la batteria a scandire il tempo come se fosse una marcia.

Insistor, singolo dell’album, mi ha colpito sin dalle prime note. Abbastanza veloce, con il cantante che dà un’idea di “corsa, fuga”. Intorno al minuto 2:45 la voce si riduce ad un sussurro per chiudere con un crescendo liberatorio, che ricollega la prima parte con quella finale.CS1240097-02A-BIG

Crazy Eights ci riporta a sonorità rock inglesi ed è quasi esclusivamente strumentale, tranne che per il coro (non vengono pronunciate frasi di senso compiuto).

In Houston cambia ancora una volta le carte in tavola, non risultando mai banale e, ancora una volta, presentando una voce sempre più “arrabbiata” verso la fine del pezzo.

Manitoba non presenta particolarità fino al terzo minuto, quando il basso diventa il protagonista e per un minuto e dieci la musica è l’unica a parlare.

Cowbell, pezzo orecchiabile, ci accompagna al brano più lungo dell’album, 10 Gallon Ascots; si tratta di un alternanza di parti lente e tranquille e di altre parti molto “sporche”.

Omaha parte con un pianoforte al quale si aggiungono in sequenza un basso, una batteria e la voce. Nel ritornello viene ripetuta insistentemente “I’ve been waiting awhile” e “You shouldn’t wake me awhile”.

Buckle ancora una volta ci fa sentire lo stile che rende particolari i Tapes ‘n Tapes, un mix di rock “anzianotto” e sound sperimentale.

39_1tapes_n_tapes

Con Jakov’s Suite si chiude il loro primo album; si parte con una lunga intro strumentale, molto particolare, con la prima parola dopo i due minuti e dieci, ed è praticamente la caratteristica fondamentale del pezzo.

Cosa dire dunque? Molto, molto particolari. Sicuramente li approfondirò, essendo questo il loro primo album nonchè l’unica loro raccolta che io abbia sentito. Interessanti, con un sound tutto loro ed una gran voglia di sperimentare.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.