The Contortionist – Language (2014)

Sono già stati osannati come i nuovi signori supremi del progressive metal. Ma il loro merito non è solo quello di aver appena sfornato un album che potrebbe essere tra i migliori del 2014.

Non voglio buttare giù una recensione di quelle che analizzano tecnicamente ed emozionalmente le musichine, di quelle ce ne sono e ce ne saranno a valanga su questo album. Quello che conta qui è una riflessione, un po’ come avevo già fatto con Coal dei Leprous.

Language è uno di quegli album che vengono come una boccata d’aria fresca. Una cosa che ti serve, non è nuova, e la apprezzi ogni volta.  Coerente,  outstanding,  complesso ma non caotico, con un suo peso che sai portare bene sulle spalle. Ma come dicevo il merito di questa band e di questo album non è solo questo. È l’aver pestato il sentiero già segnato del nuovo progressive metal. Quello dei Leprous, dei Protest the Hero, degli Haken. Gesto che dovrebbe suonare come uno schiaffo sulla faccia dei Dream Theater di Dream Theater e degli Opeth di Pale Communion (questi secondi lo meritano di meno, ma questo è un altro discorso). Il vecchio sta essendo superato, surclassato. E non per mancanza di talento, di verve; per mancanza di audacia e di fantasia. Volendo speculare un po’: questi “vecchi” gruppi non hanno saputo mantenere “l’ancora buono” del loro stile e unirlo coi generi di più giovane età.
Questi The Contorsionist invece sanno inventare. Intorno alla metà di Primordial Sound hanno saputo usare in modo innovativo il growl, soffocandolo un po’ e sovrapponendolo ad una vocal melodica in stile tutto prog. Le drumline in tracce come Ebb & Flow sono nuove rispetto al progressive “classico”, e sono riconducibili direttamente agli Haken. In The Source (e non solo) ci sono vocalizzi molto simili a quelli dei norvegesi Leprous in Coal. Nel pezzo omonimo Language, diviso in due parti, c’è un deathcore e addirittura math.  Come si fa a non accogliere questa nuova metal militia con entusiasmo!
Con diverse sfumature i “nuovi” prog-metaller stanno ridefinendo il progressive legandolo con altre sfaccettature del panorama metal, come hanno fatto anche ultimamente i Protest The Hero, con i quali, credo non a caso, i The Contortionist collaboreranno aprendo i loro concerti di Roma (Traffic) e Milano (Forum di Assago) a Dicembre.

Insomma, non fa niente se i Dream Theater si guardano l’ombelico o se gli Opeth fanno revival anni ’70: basta sapere dove guardare.

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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