[PhotoWaste] Rodney Smith, il fotografo del sogno.

Salve a tutti i lettori del blog di Radio Collective Waste. Questa recensione inaugura una nuova sezione del blog che tratterà di fotografia e, conseguentemente, dei più grandi fotografi di tutti i tempi. Colgo l’occasione, inoltre, per ringraziare tutti i componenti di Radio Collective Waste che mi hanno dato la possibilità di far parte di questo spettacolare progetto.

Fatta questa premessa, inizierei subito a parlarvi di uno dei fotografi più importanti del panorama artistico della seconda metà del Novecento: Rodney Smith. Se osserviamo le sue opere possiamo ben capire che ci troviamo in pieno surrealismo fotografico.

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Smith, nato negli Stati Uniti nel 1947, vuole farci esplorare un mondo che non ci appartiene, in cui, spesso, i suoi protagonisti sono alla ricerca di una propria essenza. Ciò che si nota è la sua attinenza a creare uno stato onirico paranormale in cui l’osservatore stesso diventa protagonista attivo di situazioni, il più delle volte, assurde.

Ed è qui che si manifesta la perfezione di Smith: nel rendere normali situazioni che non lo sono affatto. Tutto ciò si analizza in relazione ad un uso magistrale del bianco e nero, anche se in alcuni casi Smith si concede la produzione di scatti caratterizzati da colori molto accesi che tendono a sviluppare un forte contrasto.

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Molte, inoltre, sono le influenze attinenti al suo surrealismo fotografico. L’esempio perfetto è quello di Magritte a cui Smith sembra ispirarsi soprattutto nell’uso della bombetta quale simbolo che caratterizza molti dei suoi soggetti.  Ancora, in ambito letterario, alcune opere ben si collegano alla poetica di Sartre e Pessoa, ma anche al pessimismo cosmico di Leopardi – si noterà una fotografia che pare essere la trasposizione dell’Infinito leopardiano, rivisitata in maniera molto originale. –

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Dalla sua biografia Smith viene descritto come un uomo modesto, che “conosce la camera oscura come il palmo della sua mano”. Attualmente insegna fotografia all’università di Santa Fé, nel New Mexico. Molti suoi scatti sono stati utilizzati in ambito pubblicitario ma non si sono mai discostati dall’ambito surreale che lo caratterizza e che lo rende uno dei fotografi più discussi a livello contemporaneo, proprio perché riesce meglio di chiunque altro ad esplorare l’inconscio dell’essere umano nella fase più pura tramite lo scatto di fotografie folli che, per un attimo, meravigliano anche l’osservatore più scettico.

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