Ministri – Tempi bui (2009)

Parto con un presupposto: i Ministri sono uno dei miei gruppi italiani preferiti. ministri

Detto questo, specifico che non li seguo da molto tempo, diciamo che ho sentito per la prima volta una loro traccia tre anni fa circa; da allora, però, mi sono innamorato dei loro testi e del loro sound, cattivo quanto serve e in linea con i testi, grande punto a favore del gruppo.

Dunque, perchè partire da Tempi bui? Perchè è stato il primo album dei Ministri che ho sentito e che mi ha portato ad imparare a memoria la maggior parte dei testi.

Questo è un album con struttura classica, 11 tracce (12 su i-Tunes, che non prenderò in considerazione per avversione nei riguardi della piattaforma e per il semplice fatto che non posseggo questa versione) senza continuità di tema, fuorchè la situazione disastrosa italiana, presa da vari punti di vista. Inizio a recensire quindi ogni traccia, ma ci tengo a precisare che le interpretazioni date sono completamente soggettive, quindi ben vengano chiavi di lettura diverse dalla mia.

Si parte con “Tempi bui”, il primo brano che serve a rompere il ghiaccio. Il sound è semplice, con un ritornello orecchiabile e frasi che rimangono in mente.

I tedeschi sono andati via
Come faremo ora a liberarci?
Non possiamo neanche uccidere il re
Perchè si dice siamo noi i bersagli

La Seconda Guerra Mondiale è finita, ora non abbiamo un nemico da combattere per ottenere la libertà alla quale aspiriamo e che ci sembra così lontana. Non possiamo nemmeno indicare un nemico ben preciso, poichè il potere in teoria è in mano agli elettori, quindi siamo noi stessi la causa della nostra rovina. Questa chiave di lettura è rafforzata dalla strofa che segue:

E mi cambierò nome
Ora che i nomi non cambiano niente
Non funzionano più
Da quando non funziona più la gente

La gente non “funziona”, nessuno conta niente singolarmente, siamo diventati una massa di pecore facilmente controllabili.

 

Parte quindi la seconda canzone, “Bevo”, critica feroce nei confronti dello Stato che ci tiene a farci evitare l’alcool per non rovinare la salute, ma in contemporanea fa di tutto per farci assumere sostanze alcoliche e averne un ritorno economico.

Lo Stato dice bevi che una parte poi va a noi
E fai guidar qualcun altro
Dimmi quanti anni hai e in ogni caso poi
Fai guidar qualcun altro
Sarebbe bello un giorno uscire per vederti e scoprire che
Che si può far qualcos’altro

In un Paese in cui non c’è niente da fare la gente è automaticamente portata a bere per svagarsi.

E poi ci sei tu
Che non bevi mai
Ti chiedono com’è che fai?
O che cos’altro ti fai?
E allora diciamocelo
Ci si droghi soltanto così

Ogni bevitore interiormente pensa di poter cavarsela sempre e comunque con la propria coscienza dicendo “tanto potrei fare di peggio, l’alcool non è poi così pesante, non mi sto mica drogando”. E così si beve sempre,

Quando mi diverto
Bevo bevo bevo
Quando non mi diverto
Bevo bevo bevo
Perchè il mio Paese
Beve beve beve
Perchè gli conviene
Beve beve beve
E per festeggiare
Bevo bevo bevo
Il Bianco Natale
Bevo bevo bevo
Perchè anche il prete
Beve beve beve
E per giunta in chiesa
Beve beve beve

Ci ritroviamo al terzo brano, “Il futuro è una trappola”.  Pezzo malinconico e lento, introduce l’elemento della critica ambientalista al nostro sistema, in cui nessuno pensa di essere la causa della morte del nostro Pianeta, ma contribuisce quasi inconsapevolmente al suo declino.

E tu che non spegni mai le luci a casa tua
perchè credi di non esser l’ultimo,
ma il futuro l’avete inventato voi.
Il futuro l’avete inventato voi.
Il futuro l’avete inventato voi.
Il futuro è una trappola.

“La faccia di Briatore” inizialmente non mi ha convinto, ma con il passare del tempo ho dato il giusto peso alla traccia.

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Alla gente piace vedere la 
faccia di Briatore 
non c’è niente da fare 
ti devi rassegnare 
ha gli occhiali da sole 
ha la faccia marrone che 
su di te non funziona 
chi dobbiamo mostrare 
tu che faccia proponi 
e di quale colore 

La faccia di Briatore è in realtà un semplice simbolo dell’uomo ricco che ha fatto successo, ora invidiato e imitato (con scarsi risultati) da tutti coloro che sognano fama e soldi.

è una questione di faccia 
o di carta straccia?

L’imitare Briatore non porta a buoni risultati, in quanto è la carta straccia (i soldi) a fare la differenza.

“Il Bel Canto” è una delle canzoni più tristi e “arrabbiate” dei Ministri.

Ed è come se 
Non avessi mai 
Deciso niente 

Tutto ciò che facciamo, lo decidiamo o semplicemente ci capita e lo subiamo?

Hanno dovuto bendarmi perchè vedessi un pò meglio 
Hanno dovuto drogarmi per farmi rimaner sveglio 
Hanno dovuto legarmi perché godessi più in fretta 
Mi han tolto pure le armi e mi hanno affittato una cuccia 
Hanno dovuto pregarmi perché continuassi a bere 
Hanno dovuto cullarmi per non farmi vomitare 
Hanno dovuto sudare per prendermi le misure 
Ora mi vestono loro ed io posso tornare a cucire 

Completa sottomissione dell’individuo da parte della società, in vari contesti e vari passaggi.

Nascondendo eventi importanti, ho cominciato a informarmi per conto mio. Hanno cercato di farmi crescere a modo loro per farmi impaurire e rimanere allerta. Hanno tolto tutti i mezzi decisionali che avevo per farmi diventare obbediente come un cane. Mi hanno costretto a non trovare altro da fare che non fosse il bere, a far finta di sorreggermi, ed infine hanno deciso tutto per me, persino i vestiti, mentre io cerco di cucirmeli su misura per le mie esigenze.

“La casa brucia” mi ha sempre dato l’idea di una categoria di persone con molti anni sulle spalle (la nonna) che si impone su tutto, facendo finta di niente mentre il sistema va a pezzi.

Brucia, brucia
la casa brucia e la nonna si pettina.
Guardati intorno, la casa brucia
la casa brucia e la nonna si pettina.
Sotto i tappeti lo sporco di anni
sparale come si fa coi cavalli.
Respira ancora, dobbiamo sbrigarci
questa si sveglia e ricomincia a sfruttarci.

Tutto il marcio che viene fuori nel corso del tempo dovrebbe farci riflettere e ditruggere una volta per tutte le vecchie classi dirigenti, troppo impegnate nel mantenere un contegno ed una facciata per accorgersi della casa che brucia, cioè della situazione disastrosa ed esplosiva che coinvolge il Paese.

“Diritto Al Tetto”, spiegano i Ministri ad un giornalista, è una denuncia neanche tanto velata contro alcuni provvedimenti della polizia milanese, che avrebbe condannato un senzatetto agli arresti domiciliari su una panchina per poi arrestarlo mentre si era allontanato a defecare. Interessante la frase

l’anima non serve, serve un posto dove stare
l’anima alle bestie noi pensiamo con il pane

Pensiamo a comportarci bene, ad avere una sorta di anima pulita e agli animali quando abbiamo la possibilità di rivendicare alcuni diritti basilari, tra i quali lo sfamarsi.

Arriviamo dunque a “Berlino 3”. Aperta da una sorta di canto popolare, rappresenta il connubio tra la necessità di scappare da un Paese morto come il nostro e le radici che ci tratterrebbero qui.

Lascia che ci sia un padre
sopra di noi
che si batta il petto e si chieda perché
dovrà seppellirsi da se
dovrà seppellirsi da se
arriverà la peste
chi non sarà
già con l’oceano davanti
si confesserà
si confesserà

 

“E se poi si spegne tutto” rappresenta un mondo post-apocalittico in cui ogni apparecchio si spegne e ogni fonte energetica si esaurisce.

se poi si spegne tutto

non riusciranno più a contarci

a dividerci per classi

verrà il tempo di riunirsi annullarsi

e sentirsi come gli altri

Con la fine della società evoluta saremmo tutti uguali, non organizzati.

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Con “Vicenza(la voglio anch’io una base a)” mi sono trovato in difficoltà.  Mi sembra un attacco al sistema Americano che prevede lo “sfruttamento” dei Paesi alleati per stabilire basi militari ma ci trovo anche frasi strane che in un certo senso integrano l’arroganza colonizzatrice con l’italiano medio.

Soltanto un’ora in treno da Milano a Bologna,
mi lascio consigliare dalla fretta
e ci guadagno una mezz’oretta buona di vantaggio
su chi viene giù con l’Audi,
“ma vuoi mettere sgasare e fare i fari
a tutti quanti?”
Chiedono i mezzi pesanti.

fino ad arrivare all’estremo

Dovevo affondarle
la Nina, la Pinta e la Santa Maria.

Il disco termina quindi con “Ballata del lavoro interinale”, quasi uno sfogo di un lavoratore a tempo determinato.

Rimango ancora un altro turno al massimo

che cosa mi costa aspettare che spiova

c’è sempre di peggio dietro l’angolo

la giardia giurata il secondo pilota

il ladro di ortiche il vicequestore

Il lavoratore cerca di convincersi che il suo non è il peggior lavoro al mondo, ma in contrapposizione con il suo pensiero c’è la convinzione che rimarrà un altro turno al massimo.

Io cambio ma il ricatto è sempre il solito

abbiamo bisogno di chi ne ha bisogno

c’è sempre di peggio dietro l’angolo

l’agente segreto e quello immobiliare

la guardia giurata di turno a Natale

Continua la sua opera di autoconvincimento, con le parole dell’imprenditore “Abbiamo bisogno di chi ha bisogno”, ad indicare la politica di sfruttamento.

ora pagami

non ha senso più chiamarti padrone

se son qui è soltanto perché

non ho forze per andare altrove

La necessità di lavoro ferma ogni tipo di ricerca del giovane, che però arriva a ripetere

PAGAMI

quasi come fosse un mantra, fino a sfociare nel finale

Pagami

non importa quanto tempo rimane

Pagami tutto quanto

tutto quanto o te la faccio pagare

Pagami

in cui, arrivato allo stremo, il lavoratore che ha necessità di liquidità arriva a minacciare il proprio datore di lavoro, seppure solamente nei propri pensieri.

Giunge dunque al termine questo insieme di considerazioni su TEMPI BUI, ottimo album dei Ministri. Se vi piace l’indie rock, allora iniziate a sentire i loro dischi; non rimarrete delusi.

 

 

 

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