PINK FLOYD: The Endless River

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Dopo venti anni dall’ultimo album The Division Bell, i Pink Floyd tornano con The Endless River, un album essenzialmente strumentale basato su materiale originariamente registrato tra il 1993 e il 1994. Si tratta del quindicesimo album per la band, il primo dopo la morte del tastierista Richard Wright a cui è dedicato. La registrazione ha avuto luogo presso i Britannia Row Studios e a bordo della Astoria (pensate una casa galleggiante trasformata in studio di registrazione da David Gilmour ancorata sul fiume Tamigi vicino ad Hampton Court, appena fuori Londra.)

L’album fisicamente è costituito da quattro sezioni ognuna delle quali contiene un certo numero di brani fino ad arrivare a un totale di 18 tracce:

Side 1

Things Left Unsaid – 4:24 (David Gilmour, Richard Wright)

It’s What We Do – 6:21 (David Gilmour, Richard Wright)

Ebb and Flow – 1:50 (David Gilmour, Richard Wright)

Side 2

Sum – 4:49 (David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright)

Skins – 2:37 (David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright)

Unsung – 1:06 (Richard Wright)

Anisina – 3:15 (David Gilmour)

Side 3

The Lost Art of Conversation – 1:43 (Richard Wright)

On Noodle Street – 1:42 (David Gilmour, Richard Wright)

Night Light – 1:42 (David Gilmour, Richard Wright)

Allons-Y (1) – 1:56 (David Gilmour)

Autumn ’68 – 1:35 (Richard Wright)

Allons-Y (2) – 1:35 (David Gilmour)

Talkin’ Hawkin’ – 3:25 (David Gilmour, Richard Wright)

Side 4

Calling – 3:38 (David Gilmour, Anthony Moore)

Eyes to Pearls – 1:51 (David Gilmour)

Surfacing – 2:46 (David Gilmour)

Louder than Words – 6:32 (Polly Samson – David Gilmour)

Pink_Floyd_-_The_Endless_River_(Artwork)Come abbiamo appena accennato, si tratta di un album prettamente strumentale (solo l’ultima traccia è cantata), dove le chitarre di Gilmour e le tastiere di Wright si inseguono, si avvicinano e si allontanano.. un  piacere riascoltare delicati passaggi ormai lontani dalle nostre orecchie da più di venti anni. Album strumentale non è sinonimo di “disco ambient”: The endless river nega uno dei principi della musica ambient ovvero fare da sfondo alle attività quotidiane. The endless river va ascoltato con estrema attenzione per essere apprezzato, bisogna immergersi completamente sulle note di questo disco perfettamente in sintonia con tutti gli altri album dei Pink Floyd.

David Gilmour ha così presentato l’album

« Occorre entrare nello spirito giusto, per ascoltarlo. C’è ancora un sacco di gente che ama ascoltare la musica in questo modo, cioè prestando attenzione a un’opera nella sua completezza e cercando di entrare nel mood della stessa, invece che limitarsi a fruire di singoli brani più brevi. Ecco, il nostro ultimo disco è dedicato a loro. L’unico concept dietro a The Endless River è il concept di Rick e Nick che suonano come hanno sempre fatto in passato, ma che in un certo senso avevamo dimenticato. Lavorando sulle incisioni tutto ci è sembrato subito familiare. »

Nick Mason ha aggiunto nella stessa occasione:

 « Tutti i musicisti tendono ad avere un loro bagaglio di ispirazione al quale attingere, facendo il loro lavoro. E noi siamo sempre stati unici, non paragonabili a nessun altro. Sicuramente il nostro sound è sempre stato inimitabile: non poteva che essere così. La somma, del resto, è sempre maggiore delle parti. »

L’ex-bassista dei Pink Floyd Roger Waters, che non ha partecipato al disco e che abbandonò il gruppo nel 1985, ha dichiarato in risposta a una domanda sull’album:

« The Endless River? Non lo ascolterò. Non ho più niente a che fare con loro. »

Ascoltando questo album, mi ritorna in mente Meddle o per alcuni versi Ummagumma.. la chitarra di Glimour in Echos.. davvero un toccasana per le nostre orecchie. Sembra che il tempo si sia dilatato, che quei venti anni non siano affatto passati: sono loro i Pink Floyd, sempre gli stessi, mai scesi a compromessi. Ma vediamo meglio in dettaglio l’album.

Il disco inizia con delle voci che si intrecciano che ricordano, tra gli album, The dark side of the moon: un’esperienza che fa letteralmente accapponare la pelle. Seguono le tastiere di Wright che fanno da tappeto alle chitarre acustiche di Gilmour che possono spaziare grazie all’enorme quantità di effetti che il chitarrista ha con se.  Dopo questa introduzione decisamente “rilassante” e di effetto (una sorta di presentazione dell’album) segue la seconda traccia della prima sezione con un leggero cambio: ci sono delle tastiere (in particolare degli organi prima e successivamente dei brass simili a Shine on you crazy Diamond per intenderci), una chitarra elettrica, si la stessa chitarra elettrica che conosciamo da anni, la chitarra che ha fatto innamorare milioni di chitarristi e infine l’ingresso dell’ultimo componente, Nick Mason con una batteria leggerissima. Il brano esclusivamente si muove su due accordi, pochi ma buoni..  Nella terza ed ultima traccia della prima sezione di nuovo uno stato di quiete: sono presenti le tastiere e le chitarre acustiche della prima traccia che ritornano per chiudere il cerchio di questa prima sezione.

La seconda sezione parte invece  con una batteria e una chitarra decisamente più aggressive. Sono le note di slide con una giusta distorsione a renderla essenziale. Sullo sfondo un sinth con appositi arpeggiatori che fanno da tappeto al tutto. La seconda traccia è decisamente un ritorno ad Ummagumma, una batteria che suona solo sui tom, chitarre elettriche che si mescolano piene di effetti.. una confusione in pieno stile psichedelico (e questo piace a me). improvvisamente il tutto si placa nella terza traccia di questa seconda sezione. Ancora diversa da tutte le altre, penso all’introduzione di Marooned ad esempio (scusate se faccio continui rimandi ma vi può aiutare a capire meglio a cosa mi riferisco). L’ultimo brano  della sezione è il più comprensibile forse a livello di udibilità. Un pianoforte con un giro ripetuto e un sassofono che improvvisa sulle sue note.. che piacevole incanto.

Che dire, il disco mi è piaciuto.. sicuramente non hanno inventato nulla di nuovo o di eclatante, sono i soliti Pink Floyd (per fortuna). L’album in conclusione ci lascia un velo di nostalgia di una musica che un tempo davvero riusciva a conquistare il mondo. Mentre la musica di oggi può conquistare soltanto un posto, un luogo che è sempre in fondo a destra delle nostre abitazioni.. a voi lascio intendere.

Emilio Quaglieri

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