Haken – Affinity (2016)

original

Il primo impatto è la cover ispirata ai programmi per pc degli anni ’80, evocati anche dalla traccia intro chiamata affinity.exe. Eseguibile che, una volta avviato,  incanta da subito.

L’intro della traccia 1985 suona molto Dream Theater e molto prog post-70s salvo poi integrarsi nel sound tipicamente Haken.
Già da questa traccia si può facilmente realizzare (con più o meno shock, a seconda del livello di consapevolezza dell’ascoltatore) come si siano messi a confronto i sound del prog degli anni 80 e quello moderno, e quanto questi siano effettivamente distanti (e vicini).
In Lapse a metà brano sentiamo una chitarra, con un suono ben disegnato, che mette una firma calligrafica ad un brano orecchiabile.
Mentre, incastonato a metà disco, troviamo un imponente architetto (The Architect) e subito abbiamo davanti le grandi capacità compositive e strumentali della band. A 3/4  del brano sentiamo anche uno scream particolare preso in prestito dai colleghi prog-metaller Leprous e il pezzo prende così una connotazione più metal.
Altro brano melodico con Earthrise, a stemperare i 15 minuti della traccia precedente, diffondendo una luminosità progressive e rock, aleggiando la rivoluzione.

Nella seconda metà del disco si abbandona il retaggio diretto degli anni ’80 per favorire un’ispirazione indiretta data dai suoni elettronici (per qualche secondo azzardata in The Endless Knot).
L’elettronica e i suoni elettronici più che come strumenti sono usati come spunti dai quali instradare linee melodiche o accompagnare climax inconsueti, così da non far suonare già sentiti alcuni tratti dei brani.

La band sceglie di chiudere con un ulteriore brano (molto) melodico, che invece di darsi al sentimentalismo canta la condizione umana.
Il disco chiude con una duplice terminazione: una più tipicamente prog, a fine di un lungo climax, e una elettronica, per simmetria con la intro.
Qualcosa lascia pensare che questa componente elettronica pervasiva nell’album sia in qualche modo posticcia, prodotta ad-hoc su composizioni altre e minori (in quantità) della band.
Nonostante ciò il risultato è più che soddisfacente, specialmente in brani come 1985, The Architect e The Endless Knot, che esprimono uno stile inconfondibile e peculiare dell’album.

Altra buona produzione per gli Haken, che nella loro ancora breve esperienza discografica non ha fatto passi falsi e si possono vantare di aver prodotto bene.
Chi può cerchi di ascoltarli live nella loro tappa italiana dell’Affinitour v 1.0 (staccata dal tour europeo) a Milano il prossimo 6 Giugno.

 

 

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

3 commenti su “Haken – Affinity (2016)”

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