Nella cultura musicale dell’occidente c’è sempre stato un Re incontrastato della musica, una icona che ha rappresentato un genere musicale: pensiamo al Re del rock ‘n roll identificato nella figura di Elvis, quello del pop Micheal Jackson e poi c’è lui…The King… BB King!
Il blues e tutta la musica si inchina e saluta l’ultimo bluesman della sua generazione, quella di Muddy Waters, di Albert King, John Lee Hooker… e tutti quelli che hanno contribuito a trasformare questo genere musicale in qualcosa di unico, inconfondibile, chiamato blues “elettrico”. Il suo modo di suonare riconoscibile anche ad occhi chiusi, i suoi glissati, i suoi bending e lei Lucille, la sua mitica Gibson 335 costruita appositamente per le sue esibizioni live, non potranno mai essere dimenticati. Purtroppo il suo cuore non ha resistito ancora e il 14 maggio 2015 ci lascia Riley King.
Nato nel 1925 da una famiglia di musicisti a Itta Bena una città degli Stati Uniti d’America, nel Mississippi, si appassionò presto alla musica cantando nella chiesa locale e poi in un quartetto scolastico. Nel 1946 si trasferisce a Memphis dove, oltre a fare il dj in una radio, la WDIA, si esibisce con il nome di Blues Boy, che presto si trasforma in B.B. Negli anni cinquanta diventa uno dei più importanti esponenti del Blues collezionando una lunga lista di hits. Premiato ben 14 volte al Grammy Awards e posizionandosi sesto nella rivista Rolling Stone come più bravo chitarrista di tutti i tempi. Ha pubblicato la bellezza di 70 album di cui 41 studio, 19 live e 10 raccolte.
Dalla vastità della sua discografia, è difficile pensare al più importante o più interessante disco. Sicuramente l’album che personalmente ricordo con più piacere è Riding with the King del 2000 che vede la partecipazione straordinaria di un grandissimo chitarrista e amico Eric Clapton. La title track, Riding with the king, presenta l’intero album, è un pezzo del 1983 di John Hiatte. Cantando all’unisono, i due chitarristi sottolineano la loro perfetta sintonia musicale-umana. Il secondo pezzo Ten Long Years è di BB King, forse uno dei migliori dell’album. Un classic blues 12 bar, uno di quelli che ti strappano l’anima di dosso e solo la potenza di un bluesman quale Bb king può permetterlo. Poi al numero tre c’è la classica Key to the Highway, uno standard blues di Charles “Chas” Segar del 1940; suonata in acustico nell’album in questione. Improvvisamente il disco cambia forma nella track numero 4. Uno wha di chitarra introduce Marry you, un pezzo di sicuro modern che sottilinea e ci da dimostrazione che un blues può essere anche moderno. Tree o’clock blues è la numero 5, un altro pezzo di Riley King. Un classic blues lento introdotto dalla chitarra di Eric Clapton e seguito dalla Gibson di BB king che si riserva le risposte della solista. Nell’album c’è spazio anche per altri classici del blues: Help the poor, Hold on I’m coming e Come rain or comes shines. Un album tutto da scoprire, che riprende la tradizione dei classici del blues, per arrivare a pezzi più moderni come I wanna be, la track numero 7. La dimostrazione del forte legame musicale artistico è sottolineata dal video che Clapton dedica ala scomparsa del suo amico e compagno artistico BB apparso poche ore dopo la sua morte:
“Voglio ringraziarlo per l’ispirazione e l’incoraggiamento che mi ha dato come musicista nel corso degli anni e per l’amicizia che abbiamo avuto… Questa nostra musica ora è quasi una cosa del passato, e non ci sono molti artisti che suonano il blues in modo così puro come hai fatto tu”.
Noi di collective waste non possiamo che dire addio caro vecchio amico del blues, buon viaggio…
“Everyday WE WILL have the blues…”
>Emil