“Ci siamo persi girando in tondo, ma in realtà le nostre orbite non erano tonde né ellittiche. E la realtà era un’illusione. E l’orbita non è più un’orbita costante se il centro o i fuochi variano. E non essere non è il contrario di essere. E se non puoi parlare di parole usando le parole stesse inizi a ragionare per probabilità. Quanto è densa la probabilità che adesso stiamo pensando la stessa cosa? Se la tocco per scoprirlo esercito pressione e la densità aumenta. Errori sistematici, errori strumentali, errori fisiologici, errori di parallasse. In ogni tentativo di misurazione è insito l’errore. Infinite misurazioni implicano infiniti errori ed oltre. Se tu vuoi sapere dove stare e io quando sarò dove voglio essere, ci siamo già persi. Prima di accorgerci di non risuonare più alla stessa frequenza e annullarci per interferenza.
Ostinarsi alla ricerca e, dopo lo scontro con la consapevolezza dell’indeterminazione, il sollievo della consapevolezza dell’indeterminazione.
Applicare l’arte della combinatoria alla teoria degli errori casuali.
Anagrammare il processo cognitivo.
Permutare l’algoritmo antropico.
Per trovare vie di fuga dall’immaginario collettivo.”
“Questo è Ψ², quello che c’è dentro e il rumore che ne deriva, a tratti uguale a quello del mare, altre volte a quello dell’insistente ticchettio dell’orologio, altre a quello del fischio alle orecchie prima di chiudere gli occhi.”
Collective Waste : Astolfo venne incaricato da Dio di andare sulla Luna, luogo in cui si trova tutto ciò che sulla Terra è andato perso, per recuperare il senno dell’Orlando folle. Voi cosa state cercando?
FRA: Di complicarci la vita
LIA: La felicità e un synth
GIANLUCA: probabilmente qualcosa che non esiste e di cui ho un’immagine solo confusa
A quanto è uguale phi quadro? 2A cos(pi/2) è un’onda sinusoidale? Siete convinti dell’incompletezza dei sistemi formali? Insomma, perché tutta questa matematica?
FRA: Per complicarci la vita
LIA: Non ho capito la domanda, al liceo in matematica prendevo sempre 2
GIANLUCA: La matematica spiega molti aspetti della realtà, ma ti confessiamo che alla fine anche noi non siamo riusciti a comprenderli del tutto.
I testi urlano quella poesia tra la verità e il delirio, mentre la musica è acida, jazzcore. Gli Zu che parlano. Come si è creato questo insieme?
FRA: Le nostre vite erano troppo poco complicate
LIA : Dato che il nome Zu era già in uso abbiamo dovuto optare per Astolfo.
GIANLUCA: La cosa buffa è che all’inizio cercavamo un cantante… Poi solo dopo le prime bozze strumentali, è venuto fuori questo mix al quale, dopo un po’, abbiamo finito per affezionarci.
Alcuni brani sembrano avere citazioni cinematografiche, tra le quali “La Notte” di Antonioni. Vi va di spiegarle?
FRA: Troppo semplice questa domanda
LIA: Mi piacciono i film intellettualoidi colti in bianco e nero e coi colori sbiaditi, adoro antonioni.
GIANLUCA: Di solito i nostri pezzi nascono da cose che non hanno a che fare con la musica. A volte anche scene di film. E’ più difficile spiegarlo che realizzarlo… E ti assicuro che realizzarlo non è facile.
Mi ha colpito il vostro scrivere che l’approccio alla composizione è simile a quello dell’opera classica. In che modo?
FRA: Questa è la parte complicata
LIA: Questa domanda è troppo difficile ma generalmente io maltratto gli altri due del gruppo.
GIANLUCA: Le idee di partenza le sviluppiamo in maniera molto umorale e soprattutto senza preoccuparci troppo della forma canzone. Nella musica classica io ci ho sempre visto qualcosa del genere.
Ok, grazie ragazzi. Ultima domanda: vi sentite, come musicisti in qualche modo, un po’ scarti collettivi?
Il musicista è uno scarto collettivo, ma uno scarto collettivo per scelta.