Deshody – Collapsing Colors

Mi capitò di ascoltare questo album per caso, e pensai “‘mmazza, bravi ‘sti qua; italiani, primo album: li passo nella prossima diretta“. Così ho fatto. Solo dopo ho scoperto che quel gruppo era quello dell’amico Domenico “Mimmo” “James” Gesmundo . I casi della vita. Mi sono poi precipitato ad ascoltarli anche live a Metal Assault al Dens (FR).

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Leprous – Coal

leprouscoalcoverlgNello stesso anno di Dream Theater è uscito quest’album. Da una parte un progressive che manca di atmosfera e verve compensando con una buona dose di tecnica, e che più che altalenante è simile ad un katoon; dall’altra un album tutto di un pezzo, che ti mette nell’atmosfera classica del prog-metal dalla prima all’ultima canzone. Da una parte testi poco interessanti e che ricercano poesia fine a sé stessa, dall’altra una coerenza ed un’espressione di sensazioni e dimensioni.

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[RevieWaste] Mouth Of The Architect – Dawning

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È l’alba.

Vengono alla mente tanti pensieri: How Will This End, The Other Son.

Si guarda il panorama e lo si analizza: Sharpen Your Eyes, Patterns .

Si hanno sensazioni: It Swarms.

Godiamocela.

 

 

 

 

 

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[RevieWaste] Protest The Hero – Volition

Si, sono dei condor cyborg che stuprano una donna in una città buia.

 

Conoscevo già i Protest The Hero, li ascoltai per la prima volta nel 2011 con Scurrilous, e quando ho visto la copertina del loro ultimo album, nei negozi il 29 Ottobre, mi sono detto che sarebbe stato il caso di ascoltarli ancora. L’artwork è del pittore surrealista americano Jeff Jordan, che aveva già prodotto cover per altre band e che mi ha splendidamente convinto dopo pochi secondi.

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[RevieWaste] 65daysofstatic – Wild Light

Quindi il post-rock sta prendendo questa strada.

È quello che ho pensato dopo pochi minuti di ascolto di Wild Light, l’ultimo album degli affermati 65daysofstatic, formazione di Sheffield che già dal 2004/2005 si è fatto un nome nel panorama post-rock, e l’ha affermato nel 2007 con The Destruction of Small Ideas.

Ho pensato questa cosa perché ho già ascoltato Origins dei God is Astronaut (ci starebbe bene un’altra recensione per quest’altro). L’ho pensato anche perché ho ascoltato A Healthy Fear dei Gifts From Enola. L’ho pensato anche perché ho ascoltato All Hail Bright Futures degli And So I Watch You From Afar, o Kveikur dei Sigur Rós (ci starebbe bene un’altra recensione un po’ per tutti questi).

Non voglio mettere tutto dentro un calderone eh. Solo che non si può non vedere quanto ci abbiano preso la manina a usare effettini e synthini un po’ dappertutto. Gli è piaciuto come poteva venire mettendoci un po’ più di salsa electronica.

Ma pensiamo un’album alla volta. Wild Light non è male. È piacevole da ascoltare, è distensivo, è abbastanza post-rock. Il gruppo ha da sempre avuto sperimentazioni elettroniche, forse è stato il primo gruppo ad affermarle con decisione, prima con The Fall of Math e negli ultimi tempi con l’EP The Coach Road Sessions e poi con il full-lenght The Last Dance hanno inserito pezzi decisamente impostati alla maniera electro (tipo Dance Dance | Piano Fight ) intervallati da pezzi tradizionalmente post-rock (tipo Burial Scene). Se c’era un gruppo che si poteva permettere di fare questa cosa senza sorprese, erano loro.

In questo nuovo album la fusione però è stata più completa, la distanza meno netta; il risultato piacevole.

Nelle tracce come Blackspots e Sleepwalk City sembra di ascoltare i God is an Astronaut per gli effetti dati agli strumenti, rinunciando un po’ ai pezzi di piano e all’electro stile IDM come in The Destruction of Small Ideas e The Fall of Math. In altre tracce, come in quella d’apertura di questo nuovo album, o Prisms, ti pare di stare ascoltando i Justice o Apparat.

In ogni caso queste influenze sono più che buone, e il risultato di questa fusione mi è complessivamente sembrato più coerente, direi omologato. Questo a me però.

Posso già sentire un purista in lontananza dire “Gli Explosions In The Sky e i Godspeed You! Black Emperor, quello è post-rock, non st’ibrido demmerda”.

Ma si sa, i puristi sono perennemente insoddisfatti.

 

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