Come può un artista del passato prendersi la sua rivincita oggi? Con soli 3 album in studio Nick Drake è considerato uno dei più importanti musicisti degli anni ‘70. Eppure nessuno si accorse di lui all’epoca. Come spesso accade nella storia del rock e del blues molti musicisti si sono battuti per conquistarsi una fetta di successo raggiunto solo dopo la loro scomparsa (a volte prematura).
Perse la vita nel fiore degli anni lasciando in eredità tutta la sua musica specchio della propria anima e della sua personale visione del mondo. A soli 21 anni un giovane come Nick Drake non poteva aspettarsi ciò che realmente gli stava succedendo, eppure siamo negli anni ’70, anni in cui le rivoluzioni musicali esplodevano giorno dopo giorno: a Londra Jimi Hendrix faceva strage, nascevano i Led Zeppelin quando il timido cantautore inglese iniziò a suonare la chitarra evidenziando la passione per il blues e per Bob Dylan.
Furono i Fairport Convention a procurargli nel 1969 un’audizione con il produttore Joe Boyd. Nello stesso anno nacque Five Leaves Left titolo ispirato dall’avviso che riportavano le cartine da tabacco quando ne restavano solamente cinque “five leaves left”.
L’album rispecchia in pieno il suo carattere schivo e malinconico, una costante per tutte le altre produzioni successive. L’intero lavoro fu registrato con pochi strumenti: la sua voce e soprattutto la chitarra acustica sono le componenti essenziali e uniche che fanno da protagonista. Nick Drake fu uno dei primi chitarristi a sperimentare accordature particolari con arpeggi e linee melodiche magiche.
Mi limiterò ad alcune tracce dell’album Five Leaves Left che sono a mio parere tra le più rappresentative della sua carriera.
Il primo pezzo dell’album è Time Has Told Me, con questo pezzo il giovanissimo musicista si presenta al mondo, ci fa conoscere il suo lato intimista con quell’arpeggio di chitarra di rara bellezza. A rafforzare il tutto un pianoforte e un’altra chitarra che cura la parte solista di risposta al suo canto caldo e malinconico.
Già da questa traccia intuiamo non solo la sua capacità musicale ma anche quella verbale che mette a nudo il suo essere.
Lascerò allora tutte le strade che mi fan diventare
Ciò che in realtà non voglio diventare
Lascerò tutte le strade che mi fanno amare
Ciò che in realtà non voglio amare
Anche il secondo brano, River man, inizia con un arpeggio di chitarra acustica che già dal primo ascolto lascia la pelle d’oca. Sono gli archi pero che caratterizzano il pezzo con una atmosfera cupa e allo stesso tempo emozionante. Il testo è intriso di simbolismi tra cui citiamo “l’uomo del fiume” che sembra essere il depositario della conoscenza, che trova qualsiasi risposta e rivelazione sulla vita.
Andrò a trovare l’uomo del fiume
Gli dirò tutto quello che posso
Riguardo il divieto
Di essere liberi
Se mi dice tutto quello che sa
Sul modo in cui il suo fiume scorre
Io non credo
Che faccia per me
Nel disco troviamo anche un brano che sembra presagire il destino di Nick Drake. In Fruit Tree il cantautore si rivolge a un albero e gli dirà “sapranno che eri qui solo quando te ne sarai andato”.
Anche in questo caso il fingerpicking con la chitarra acustica lega perfettamente con la trama melodica della sua voce sempre malinconica e timida.
Non possiamo far altro che ascoltare ad occhi chiusi quest’album pensando a quanto sia stato sbagliato non accorgersi di lui.