Il mio primo approccio con i Cocteau Twins è avvenuto “ascolticchiando” alcune tracce del loro album d’esordio, Garlands, dalle sonorità decisamente darkwave . Ma quello di cui parlerò adesso è forse il loro album più famoso . Il capostipite di tutto quel filone musicale che verrà chiamato, successivamente, dream-pop. Non fatevi ingannare dalla parola “pop”, dicitura recentemente abusata, sfruttata e spesso indice di lavoro discografico per adolescenti disincantate o da casalinghe disperate e sessualmente represse, cantata e suonata da gruppi che , per le loro doti, dovrebbero solo esibirsi alla sagra della salsiccia.
Già dalla prima traccia (Ivo) vi renderete conto che quello che vi appresterete ad ascoltare sarà un disco sicuramente fuori dal comune. Ed è qui che Elizabeth “Liz” Fraser (senza nulla togliere al gruppo tutto) sfodera la parte migliore di sé. Accompagnata da una chitarra acustica e da una ritmica semplice ma incalzante, Liz da sfoggio di tutta la sua capacità vocale alternando ottave alte e basse con una maestria (ed alchimia oserei dire) uniche creando qualcosa di davvero particolare, sfatando con una sola traccia tutti i pregiudizi commerciali che avrebbero potuto appannare la nostra mente! Il testo che , all’atto pratico, non ha alcun significato apparente:
“Peep hole, Peach blow, Pandora, Pompadour
Pale leaf, Pink sweet, Persephone…”
Esalta ancora di più le sue doti di donando al pezzo un’ulteriore carica emotiva. L’abbondanza di parole inizianti con la lettera P crea ed estremizza ancora di più il contrasto tra delicatezza dell’intonazione vocale e durezza della parola .
Il viaggio in questa nuova dimensione onirica si incupisce molto di più , passando per due tracce davvero molto belle ed accomunate, solo, dall’atmosfera tipica dei primi Cocteau
“Beatrix” in cui il suono del sintetizzatore incalza ed esalta la voce della cantante, trascinandola in un continuo duello di emozioni. Un lento ballo decadente, un chiaroscuro assimilabile in toto a quei paesaggi carichi di nebbia ed umidità in cui il sole pare abbia quasi dimenticato di sorgere.
Segue poi “Persephone” in cui, questa volta, anche la componente musicale è come se fosse stata contagiata da una massiccia iniezione di oscurità. Una batteria cupa ed importante che detta una ritmica lenta e profonda, una chitarra che pare quasi adagiarsi su questi ritmi concedendosi a giri “discontinui” da marcia funebre. E la voce magica della Fraser che pare quasi trascinarti in questa marcia fatta di disperazione e strani anfratti in cui la parola luce non si sa nemmeno cosa sia.
Ma per fortuna (?) queste atmosfere non durano in eterno! E’ giunto il tempo di un brano che, oserei dire, essere quasi rappresentativo di tutto l’album e di tutto ciò che i Gemelli Cocteu hanno voluto creare. “Pandora” . Un arrangiamento semplice (ma per nulla banale) accompagna il cantato che , questa volta, pare quasi correre tra le note. Il suo canto ha un qualcosa di ipnotico, pare quasi volerti ipnotizzare con le sue parole , legate tra di loro in modo da apparire quasi come se fossero un tutt’uno. Un viaggio onirico che difficilmente dimenticherete.
Un altro momento particolare del disco è verso il finale, la traccia numero nove “Otterley” dona all’ascoltatore momenti di puro relax. E’ una traccia che trasuda atmosfere tranquille ad tutti i pori, un tenue lasciarsi andare cullati da una lieve brezza. Una brezza che ha la voce di Liz , intarsiata alla perfezione tra rumori di risacca e tenui giri di chitarra acustica.
Da come avete potuto capire non è un disco pensato a tavolino o sfornato da un reality. In nessuno di quei casi troverete atmosfere come queste. Non aspettatevi arrangiamenti troppo complicati e abbandonatevi a puri viaggi onirici senza possibilità di ritorno! Chiudete gli occhi e lasciatevi guidare dalla voce di Elizabeth Fraser. Abbandonatevi ai suoi vocalizzi, al suo continuo “giocare ad acchiapparella” con se stessa in un continuo alti e bassi a metà tra lo sfuggente e l’immaginario. Bene. Ditemi…voi cosa vedete?
Sono sicuro che ognuno di voi mi dirà una risposta diversa e tutte saranno esatte.
Ivo è una delle mie canzoni preferite di quel panorama in assoluto.
Grazie per avermi fatto ascoltare l’album oggi; di nuovo e diversamente.
E’ stato un piacere per me Manuel 🙂