(Quella che segue non è una vera e propria recensione dell’album ma le impressioni a caldo man mano che ascolto il disco per la prima volta. Magari queste impressioni cambieranno con un secondo ascolto.)
Da dove cominciare,
credo sia meglio parlare della trave, come prima cosa:
è sparito (quasi del tutto) il post-rock da questo ultimo album dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra (che a partire da ora chiamerò amichevolmente Zio), senza far mancare gli elementi fondamentali del loro Sound: insiemi di note magari semicacofoniche che però come risultato finale danno una melodia che rimarrà in mente all’ascoltatore.
Il primo brano,Fuck Off Get Free (For The Island Of Montreal), “vola via” in poco più di dieci minuti. L’intro con la voce di bambina mi ha quasi accompagnato in un brano che poi non si è dimostrato tale: ammetto di essermi spaventato dopo aver sentito la voce graffiante del primo minuto. C’è una continua evoluzione lirica, in un insieme di sonorità rock-metal-blues molto particolari. Mi sembra un brano molto prog. , ma per la prima volta non so che termine associare dopo l’aggettivo.
La seconda canzone cambia le carte in tavola: avete sentito una canzone tendente “”””al metal”””” (le tante virgolette sono d’obbligo per un’affermazione del genere) ? Allora ora vi sorprenderete con Austerity Blues, un inseguimento tra violino e voce che porta ad una sorta di caos finale, con parole forti, “Lord let my son live long enough to see that mountain torn down”, allusione anti-establishment che fa da mantra nel singolo.
Quindi ci ritroviamo un pò scossi dopo 25 minuti dall’inizio dell’ultima fatica degli Zio, quando parte Take Away These Early Grave Blues.
Segue un piccolo interludio di voci femminili e piano, Little Ones Run, che ci introduce What We Loved Was Not Enough, in cui Menuck descrive uno scenario distopico,in un climax struggente di archi.Gli archi vengono posti in primo piano insieme alla batteria, quasi in conflitto con un sovrapporsi di voci molto toccanti.
“There’ll be war in our cities
There’ll be riots at the mall
There’ll be blood on our doorsteps
All our cities gonna burn
All our bridges gonna snap
All our children gonna die
All our children gonna die
All our children gonna die”
sono rimasto sorpreso e per niente deluso (si sentono anche tracce di post-rock all’interno di questo brano, cosa che aiuta sempre a farmi risultare piacevole un brano) . E bravi gli Zio.Come ogni volta che sento una frase d’impatto ripetuta allo sfinimento all’interno di una canzone (ascoltate ad esempio Dust Lane di Yann Tiersen e capirete di cosa sto parlando),
Arriviamo dunque al brano che ha avuto il fardello (ma si è dimostrato all’altezza) di dover chiudere un ottimo album: Rains Thru The Roof At The Grande Ballroom (For Capital Steez).
Cercando un pò su Google, ho quindi ricollegato la dedica a Capital Steez alla sua morte:
“Il giovane diciannovenne Capital Steez, rapper di Brooklyn si è tolto la vita durante la vigilia di Natale due anni fa”.
Questo brano dunque incomincia con una frase “Music is a way of life, it’s more than just something you do on the weekend. It’s something you devote your life to”. Un’affermazione che la band sembra farsi propria per attaccare la sterilità della musica popolare.
In questo pezzo si sente molto una sorta di ritorno alle origini, e mi ha colpito molto, essendo in realtà l’ultimo brano di un album che ha cambiato parecchio le carte in tavola del gruppo; forse sta proprio a significare una sorta di “stiamo sperimentando e ci sta riuscendo molto bene, ma non dimentichiamo il nostro stile, siamo sempre in grado di replicarlo migliorandoci”.
Ed in effetti il mio giudizio è questo: gli Zio sono riusciti ad ottenere un Sound molto ricercato, lontano da qualsivoglia influenza commerciale, migliorandosi e facendo coesistere ancora più elementi rispetto al passato. Consiglio l’ascolto di quest’album però solamente a chi ha una cinquantina di minuti liberi, perchè ascoltare questi brani come sottofondo non porterebbe a niente, non verrebbero apprezzati.
Dunque anche per oggi è tutto, vi saluto e vi invito ad ascoltare (nell’ordine) i nostri podcast passati e l’album Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra.
Stay tuned!