Eccolo qui, il nuovo album di Franco Battiato, firmato insieme a Pino “Pinaxa” Pischetola, ingegnere del suono da anni collaboratore dell’artista siciliano.
Titolo moderneggiante (certamente più di Apriti Sesamo ) e una tracklist che arriva al numero 11.
Dopo Apriti Sesamo, album colmo di nostalgia e richiami musicali antichi (vedi Passacaglia) qui si va in direzione diametralmente opposta. Non esattamente sul cutting edge, ma molto vicini.
Ad un ascolto distratto e/o superficiale questo album può sembrare di passaggio. Quarantatré minuti scorrevoli che lasciano poco. Invece è qualcosa di quasi incredibile: la musicalità è ricercata, l’elettronica non si mischia con subculture di genere (e dopo 50 anni di storia di musica elettronica è alquanto difficile), le parole si riducono per la maggior parte ad Haiku lasciando spazio ad altro, per poi rendersi più eloquenti in lingua tedesca, la lingua della musica elettronica.
L’atmosfera è distesa e intrisa di una sorta di misticismo concreto.
Le espressioni sono così colme di ispirazione che non riescono a comunicarla, salvo dare indizi interpretativi con titoli come CERN e Leoncavallo (rispettivamente centro di ricerca nucleare e centro sociale milanese).
Inserti IDM idillici nell’Isola Elefante evocano epigrafi scritte in tedesco in cimiteri sconosciuti.
Altri brani sono omaggi artistici: sono ricordati i filosofi Giordano Bruno e Manlio Sgalambro, amico storico dell’autore, morto a Marzo di quest’anno, che aveva scritto l’incipit (“Come un branco di lupi” ) di Inneres Auge, brano dell’album omonimo del 2009.
Chi conosce la storia passata artistica di Franco Battiato sa quanto l’elettronica abbia inciso nelle sue produzioni, ma non ha mai inciso in questa proporzione. Questo album lega come un unicum la melodicità del cantato e degli strumenti tipica di Battiato ad un sound elettronico che è contemporaneo. ma anche legato a sonorità dell’electro pre-mainstream.
Ma la struttura è ancora più fine: in Proprietà Proibita infatti. la linea melodica+bassline della parte centrale mi ha dato l’impressione di una rivisitazione esperta del sound elettronico presente in precedenti album di Battiato come, ancora, Inneres Auge, di cui questa produzione dimostra essere successore indiretta.
Una collaborazione quindi ben riuscita, vuoi anche perché già collaudata abbondantemente, e che ci lascia un album interessante che va letto, come spesso accade, tra le righe e che aggiunge un premio di innovazione musicale al settantenne che non ha mai smesso di mettersi in gioco dal 1971 ad oggi.