Marilyn Manson – The Pale Emperor

Ammetto che il primo ascolto di questo album è stato piuttosto superficiale, con un esito dettato dal pregiudizio, strascicato da Born Villain. Ma d’altronde era già capitato per The High End of Low del 2009, che molti ritengono sia stato il primo passo discografico verso il declino di Marilyin Manson. Si sbagliavano allora e si sbagliano ancora.

The High End of Low prendeva di sicuro le distanze dalle produzioni precedenti, ma chi aveva imparato a conoscere il personaggio riusciva ancora a vedere accesa la fiammella dell’autore in pezzi come Four Rusted Horses e I Want to Kill You Like They Do in the Movies.
Forse in Born Villain era più difficile da vedere, ma c’era: Children of Cain, The Gardener, Overneath the Path of Misery.
In The Pale Emperor è invece difficile da non vedere, a meno di pregiudizi ovviamente.
Ci vuole un pizzico di intraprendenza intellettuale per associare al Pallido Imperatore una amichevole presenza di Hell.
Una volta fatta questa associazione l’interpretazione del disco va da sé.
Ritorna un po’ di sano industrial e si sente una certa ispirazione e un contenuto emozionale, intimo. Ve lo spiego con dei frammenti.

Killing Strangers non risparmia la morale distorta e psicologica

We’re killing strangers, so we don’t kill the ones that we love

Deep Six si apre con una bella atmosfera, che musicalmente perde nel ritornello, ma non tradisce

Love is evil, con is confidence, eros is sore, sin is sincere, sin is sincere, sin is sincere…

Warship My Wreck ha ancora una bella atmosfera, ed è uno di quei pezzi abbastanza profondi che a spiegarli li si rovina.

Scars on my fingers, bruises, my neck, crashin’ my trains, warship my wreck

Slave Only Dreams To Be King è introdotta da un brano recitato da Poems of Power di Ella Wheeler Wilcox, poetessa americana del primo ‘900, ed è tutta Volontà di Potenza e Non Serviam .

The human Will, that force unseen,
The offspring of a deathless Soul,
Can hew the way to any goal,
Though walls of granite intervene.

The Devil Beneath My Feet è un’apologia.

When you look up, what will you see?
I don’t need a motherfucker looking down on me
At least I know wherever I go
I’ve got the devil beneath my feet

Pezzi forti e carichi di significato, che ad album finito lasciano a desiderare solo un po’ di aggressività musicale, alla quale si è preferita invece l’orecchiabilità introdotta negli album precedenti.
Ci sono poi versioni alternate/acoustic, solita scelta discografica per accontentare un po’ tutti.

Contenuto eccezionale e forma tutto sommato piacevole.
Risultato: finalmente un buon album da un Marilyn Manson rinnovato, inedito e autentico.

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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