Non avevano bisogno di pubblicare un album i Gronge X, ma è quello che succede quando vuoi festeggiare 30 anni di presenza nella musica avant-sotterranea e hai un volume considerevole di materiale live degli ultimi tempi. E non materiale qualsiasi, calce viva.
Il gruppo è formato da 4 componenti, tutti romani, e la forma scelta (forse) è quella del live, dell’impro, del noise e della spoken-word.
Quello che vogliono fare è rincoglionirti, ma in modo empatico. Sono marziali, radicali, psicopatici. Concetti ricorrenti: esasperazione, direzione, intrattenimento, realizzazioni personali e collettive.
La tracklist segna tredici tracce ed il titolo è molto CCCP o Offlaga Disco Pax, coi quali trovano più di qualche punto di contatto.
Questo però è un album free. Free jazz? Sì, anche. Ma free soprattutto perché sono persone che producono suoni e parole improvvisando, senza niente nella maniche, nelle tasche e nemmeno nelle valige.
Quello che suona è stream of consciousness, o al massimo un riflesso di qualcosa recentemente accatastato nell’inconscio.
Ed è difficile fare questo e giustificarsi, quindi più che in quello che si dice per esempio in “Un gruppo della Madonna” le motivazioni vanno lette tra le righe.
Quanto c’è di buono (per sé) in questo album va scremato, estratto dal blob sporcandosi le mani.
Questo album è quello che succede quando l’espressione ti sovrabbonda ed incidi ciò che fuoriesce.