Edward Snowden non è morto, ma questo compositore contemporaneo ha voluto dedicargli un album come se lo fosse. Come per dire “risplenda ad esso la luce perpetua”.
Nel pieno mood della musica contemporanea e a metà tra l’orchestrale e la colonna sonora il compositore britannico dipana suoni strumentali e squisitamente elettronici.
Minimale e tagliente ma allo stesso modo eloquente, si colloca al di là delle normali sperimentazioni di genere guadagnandosi l’avanguardia e l’accostamento a Luciano Berio.
Spalma nella lunga fruizione dell’album evocazioni alla mole di intercettazioni della NSA, svelata nelle sue rivelazioni del 2013, che è solo lontanamente immaginabile.
Lo fa facendoci immaginare una gigantesca nave utilizzata per piazzare cavi internet sottomarini e lo sconfinato nuovo data center di Bluffdale, Utah, finalizzato a immagazzinare i dati intercettati dall’agenzia di sicurezza nazionale americana.
Lo fa invocando Cincinnato, come dittatore contro la tirannide.
Lo fa facendoci sprofondare nello spaesamento più totale dopo aver realizzato che il solo motto delle intercettazioni è stato “Collect it all“.
Lo fa facendoci sentire le voci che si sovrappongono di una porzione infinitesima di quelle voci intercettate.
Lo fa nello stile immortale dell’opera di musica da camera.
Perciò ha una valenza nella storia della musica e nella musica della storia.