Anche quest’anno l’etichetta australiana molto apprezzata qui nel collettivo ci regala il suo campionario su bandcamp. Voglio qui fare una rassegna dei 20 brani della raccolta per dare un resoconto veloce anche al pubblico italiano della bella musica prodotta così lontano da noi.
Come ho già fatto darò solo un breve commento ad ogni brano, segnalando quelli più interessanti.
- Zeitgeber – Superchiasmatic Nuclei (SCN)
Il soave suono di un Hang si dipana in questa introduzione molto naif ed essenziale. Rilassante. - Ground Patrol – DRIFT
Percussioni dal timbro inusuale e impressioni rock in un intreccio ipnotico strumentale che sfiora i 7 minuti, per metterci giustamente nel stato mentale giusto. - Hinterlandt – Break A Leg *
Pezzo davvero inaspettato. Gli archi la fanno da padroni in questa piacevolissima intelaiatura strumentale dai tratti a volte sinfonici. In certi tratti si accorderebbero bene ad un certo post-rock à la GSY!BE. - Adrift For Days – The Earth Begins To Shake *
Pezzo lungo della formazione post-metal & fuzz di Sydney. Dall’intro ci si aspetta da un momento all’altro la voce dei Neurosis, mentre compare una voce che segue le lente e apocalittiche melodie in un su e giù che si infrange prima in vocal sporche, poi in una chiusura post-rockeggiante. Validi. - Milton Man Gogh – Fork (In A World Of Soup)
Ed ecco l’inserto jazz, in forma tradizionale, senza fusioni, strumentale. C’è anche questo in questo calderone. - Opium Eater – Babelsteps
Altro pezzo lungo, oltre i 9′, di doom a tratti Mastodon a tratti ruvido. Mantiene un tema con una adeguata dose di variazione per tutta la durata. Forse leggermente troppo “tirato” in proporzione alla quantità di idee presenti. - raven – lockstep
Contrabbasso e archi che non saprei ben identificare. Sullo stile dei precedenti Hinterlandt, con un po’ di fantasia anche loro si accorderebbero con i canadesi sopracitati. Maggiormente da OST rispetto ai colleghi. Interessante estetica. - CASCADES – Cold Bloom
Una intro che si poteva anche allungare per un pezzo sludge e post-metal, che si fa più ritmico per dare una struttura più interessante alla forma canzone di genere. - Diploid – Population Decline *
Stessa estrazione per questa altra outfit australiana, con una traccia molto breve e straziante, affilata. Delirio di voci e synth, noise. Tanta roba. - Into Orbit – Caldera
Si allenta la presa. I ragazzi le mandano un po’ a dire, riff un po’ troppo scontati, niente di spiacevole comunque. - SEIMS – Cyan *
Un po’ di stranezza in questa traccia che sembra fuori da ogni genere. In quasi 9′ la band si sbizzarrisce con vari stilemi rock, electro e avant da cui fuoriescono anche un violino e una tromba free impro. Dopo il climax improvvisamente tutto cessa in favore di una lunga outro leggera. Di certo non manca la fantasia. - PLYERS – Microwave
Il titolo avrebbe dovuto farmelo capire. Un lungo drone monocorde elettronico che ispira altri inserti minimali. Col passare dei minuti si arricchisce fino ad una metamorfosi psych-rock fuzzosa, senza mai perdere la vibrazione iniziale se non negli ultimi 2 minuti in cui fa irruzione un delirio stile alt metal. - Convulsing – Engraved On Bleached Bone *
Arriva un po’ di blackened death metal, che dopo una bella intro esplode per fugare ogni dubbio. I fan del genere apprezzeranno. Nome da tenere d’occhio. - Siberian Hell Sounds – The Breath Of The Beast *
Altro nome da controllare, soprattutto dopo la bella performance avuta anche l’anno scorso. Seconda parte dello split con gli affini conterranei qui sopra.
Sound senza fronzoli e incazzato, vedo una bella potenza live. Peccato siano leggermente fuori mano. - Slowly Building Weapons – Lyre Birds
Black qui amici. Sound volutamente grezzo ma senza ricalcare stilemi superati. C’è margine di miglioramento. - Bolt Gun – Man Is Wolf To Man Part 1 *
Homo omini lupus. C’è quello che vi potete aspettare in questo brano lungo, 14′. Disperazione per la condizione umana che non si può non condividere. La voce è un abbaio animalesco in un mare post-metal in cui affondare. Top. - TRESPASSER – Withered Hands
Hardcore a voce sporca, da headbangare per bene sotto un’aura fangosa. - Tired Minds – Low
Post-hardcore (ce n’è di buono a volte), con una voce disperata, in uno scatto di due minuti. - Kurushimi – Return 1: Kimon
I miei apprezzati freejazzari pazzi hanno ascoltato Colin Stetson. Conoscevo già l’album (perlopiù live) omonimo dal quale sono rimasto in parte deluso ma anche in parte sorpreso dall’ulteriore fantasia dimostrata. Potevano perserverare con la loro impro e invece hanno scelto di imbarcarsi in un nuovo stile, che comunque non gli viene così male. Per (troppo) pochi. - Omahara – — *
Il pezzo più lungo del campionario è lo stesso che lo chiude, con un brano che evidentemente è stato intitolato per non essere trovato. Esteso e disteso ambient meditativo, in cui appaiono ectoplasmiche percuissioni e field recording. Solo dopo il quarto d’ora si affaccia ritmica e melodia a dare una identità al pezzo. Chiusura metallara strumentale con tanto riverbero per riveder le stelle. Un lunghissimo ma interessante climax.
E con questo si conclude questa veloce e non esaustiva rassegna, che è più un teaser che una recensione.
Ma basta un click per ascoltare i pezzi che preferite, o tutti quanti, direttamente dal bandcamp dell’etichetta australiana, che non smetto di ringraziare e osannare per tutta la loro ottima musica in offerta libera.
Onore al merito, e buon ascolto.