Doppia reviewaste per due gruppi che gravitano intorno al pianeta stoner/doom e anche intorno alla provincia di Frosinone.
Godwatt – MMXVXMM
Iniziano come Godwatt Redemption : heavy superrock. Disturbing Neighborhood since Twothousandnsix , o almeno così recita l’adesivo giallo e rosso con teschio animale che ho ritrovato in giro, proveniente da una loro serata al Closer club di qualche anno fa.
Sono al disco numero sei, contando il demo con il quale sono partiti nel 2007 e l’EP Catrame che ha preceduto questo MMXVXMM.
Se ve lo siete chiesto anche voi il numero romano è interpretabile come 3995, ma anche la versione specchiata di MMXV ossia 2015.
Il 3 Gennaio 2015 infatti verrà pubblicato l’album, e mi piace pensare che anche 3995 sia un anno, magari quello in cui è ambientata la prima traccia L’Ultimo Sole, massiccia e apocalittica, perfetta apertura per abituarsi al ritmo stoner/doom che domina i 9 brani.
Non solo, si apprezza subito l’efficacia del cantato in italiano, che si fa vero punto distintivo della band.
Ci vuole una certa esperienza e soprattutto una buona conoscenza del genere per amalgamare bene questa componente linguistica. Perché di band stoner/doom italiane ce ne sono davvero tante, ma nessuna di quelle che si sono distinte usa la nostra lingua.
Certo, il sottogenere che hanno scelto i Godwatt lo permette: non è doom Lento (maiuscola voluta), il doom nero dei Fang of the Molossus, nè lo strumentale dal passo pesante degli Ufomammut.
Simbolico il loro Condannata, traduzione di “doomed”, come per dare ulteriore forza al già amplissimo panorama di genere nazionale.
È stoner/doom adrenalinico e dal clima temperato, capace sia di dare nuova sensibilità ad una atmosfera disperata e claustrofobica sia di spingere all’headbang e al pogo sfrenato nei live.
Non si può che apprezzare ed essere fiduciosi per quest’album che si dimostra ispirato e che si propone in modo deciso, meritatamente e senza rendere conto a nessuno sulla scena italiana.
Autoproduzione e ottima realizzazione, binomio degno di nota:
good work & stay stoned!
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Mutonia – Blood Red Sunset
Non hanno l’esperienza pluriennale dei colleghi Frusinati, ma non gli manca la grinta e la voglia di fare loro l’estetica dello stoner rock di matrice americana.
L’album esce lo scorso Ottobre e contiene ben 12 tracce, raccolte nei due anni successivi al primo demo e nei quali scelgono questo stile stoner rock dopo un passato prossimo alternative/punk.
Si sente subito che l’influenza viene direttamente dagli anni ’90, e a tratti riprende fortemente sonorità grunge che possono essere dei Nirvana (come in Born To Kill) o dei Soundgarden ma anche prettamente stoner metal come in Otium o The Soldier.
Molti pezzi oscillano vorticosamente tra un genere e l’altro: da un minuto all’altro l’ascoltatore si può trovare catapultato dallo stoner al grunge e viceversa. E per le forti somiglianze che questi generi hanno il gioco sembra divertente.
È meritevole questo riconoscimento del grunge come radice in comune con lo stoner, dato che dimostra di aver afferrato saldamente le redini di un genere dalla storia difficile.
L’album poi viene intervallato da interludi, significativi, che esplicitano i temi di fondo dell’album: la ribellione giovanile e la guerra, come pratiche umane.
I riferimenti fuori dal panorama musicale sono diversi: lo scrittore Henry Miller, il film “Il Disertore” (Lucky Jordan) entrambi nel panorama storico della Seconda Guerra Mondiale ma anche il brano Towahend che evoca qualcosa di estrazione nativo americana e che chiude l’album con un tramonto in chiave sperimentale, quasi sotto ipnosi da Swans.
Insomma, un album molto interessante per una band al suo debutto, che prende la sua musica sul serio e avrà di certo modo per realizzarsi.
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Fuckin’ great!!