Non sono solito espormi in maniera dura e critica o perlomeno qui su, ma non posso far a meno di notare la grande superficialità con la quale le persone vedano il cinema. Il cinema in primis è arte, tutto il resto è solo il contorno che ha preso piede grazie alla vendibilità del “prodotto” cinema. Io amo una delle arti più complete che ci siano, apprezzo le sonorità, le luci, la voce soffusa o forte degli interpreti, l’espressività, l’immagine.
La lotta tra bene e male c’è pur non essendo di tolkeniana ispirazione. Osservo film coraggiosi di registi che aspirano alla grandezza, contrapposti a “precofenzionate” storielle con un hype gigantesco che gli rubano il posto in sala, non voglio essere eccessivamente duro, vorrei almeno che abbiano almeno la stessa possibilità di essere visti e giudicati dal grande pubblico, vorrei la divina provvidenza, ma “Dio è morto”.
Un barlume di speranza c’è.
L’ academy (i tizi che assegnano gli oscar) da qualche anno a questa parte sta dando grande visibilità a film che spesso non sono figli di grandi produzioni. Whiplash, film di stampo indie ha 5 nomination agli oscar 2015, qualcosa di impensabile fino ad una decina di anni fà. Gli americani stanno progredendo, il mondo sta progredendo.
Noi (Italia/Italiani) siamo sempre lì, succubi di case di produzione e di cinema che ci impongono cosa vedere e quando vederla.
P.S. ” Whiplash” è introvabile nelle sale italiane. Chiedete ad una amica/o com’è “50 sfumature di grigio”.
(N.d.R Abbiamo dedicato un podcast agli oscar 2015)