Hanno sconvolto il panorama della musica “estrema” e del metal con il loro Sunbather nel 2013, mantenendolo iper-chiacchierato per tutto lo scorso anno.
Con quell’album hanno voluto contemporaneamente provocare e stravolgere la concezione del post-metal e un po’ anche del black, fondando il concetto di blackgaze (black + shoegaze). Concetto che ha avuto anche una certa eco anche grazie ad album come Opale degli Alcest (poco black e tanto gaze), rimanendo diverso dal post-black metal che invece è vicino all’atmospheric black metal (distinzione che mi ha creato confusione anche da ascoltatore discretamente aggiornato).
Denominazioni a parte, l’album esordisce con due bei brani da 10 minuti (Come Back e Luna), che si fanno ascoltare bene anche da un novizio di questo bizzarro e interessante formato musicale che sovrappone riff e tratti shoegaze (specie nella chitarra e negli effetti) a vocals tipicamente black e batteria che come il passare delle stagioni alterna un ritmo sognante a raptus di doppio pedale.
Il sound è evoluto rispetto al lavoro precedente in cui il tutto era decisamente più spinto ed estremo, come se avessero voluto impacchettare un forte impatto sonoro in una confezione innovativa. Qui invece troviamo maggiore coerenza, frutto dell’esperienza (e della conseguente numerosissima critica), della affermazione e della ricerca avvenuta negli ultimi 3 anni da parte dei Deafheaven e di altre band.
La seconda metà dell’album è decisamente meno interessante della prima (sarebbe stato meglio un EP?), fatta salva la batteria e la chitarra di Brought to the Water che non può non far impazzire gli amanti degli alti bpm, e che progressivamente si trasformano in una creatura del tutto diversa dopo metà pezzo.
Il gusto nella scelta di copertina e titolo dell’album è poi a dir poco eccentrico, sorprendentemente ancor più della provocazione di Sunbather.
I testi si sono fatti più interessanti e si trovano nell’ambito del pianeta Terra, della natura e del loro rapporto con la mente del loro osservatore.
Strano mostro del panorama musicale, i Deafheaven se ne vanno in giro come uno Cthulhu in bermuda e occhiali da sole, con andatura fiera.
Esperimento riuscito.
Un commento su “Deafheaven – New Bermuda (2015)”