Autore: Abusivi
Titolo Album: Ancora Rock’n’Roll
Anno: 2015
Casa Discografica: La Grande V Records
Genere musicale: Punk-Rock
Voto: 7
Tipo: CD
Membri band:
Donato Zecchinato – voce
Davide Zordan – chitarra e cori
Alberto Baldo – basso
Francesco Baldo – batteria
Tracklist:
1. Ancora Rock’n’Roll
2. In Costume
3. Tr3
4. Neo Melodico
5. Avere La Barba
6. Laika
7. Piove Alcool
8. Pop-Corn
9. T.E.T.T.E.
10. Facebook
11. Tassativo
Un bel Rock (nello specifico Punk-Rock) italiano, ironico, scanzonato e attuale. Questa la mia impressione immediata di un album che mi ha positivamente incuriosita facendomelo ascoltare più e più volte. Loro sono gli Abusivi, rock band di Padova di recente formazione (2012). Il lavoro in questione è Ancora Rock’n’Roll, uscito nel settembre di quest’anno. In coerenza con i lavori precedenti il loro ultimo album è pervaso da una spiccata ironia, ed autoironia, nell’affrontare i temi del quotidiano con cui un giovane di oggi deve confrontarsi. Dal rapporto col proprio corpo e l’ossessione per la linea, al rapporto con le donne e con il sesso, con l’alcool come mezzo di distrazione, all’influenza dei social network nel ridefinire e un pò falsare i rapporti umani. Tematiche tra il leggero ed il meno leggero, tutte comunque attuali, scandite da una matrice comune di rock’n’roll americano della scuola dei 90s. Semplice ed energico, che si sposa perfettamente con i testi delle canzoni. Arrabbiato, ma non troppo. Un pò dissacrante, di certo. Fuori dagli schemi e, pertanto, “abusivo”. La prima traccia è un pò il manifesto programmatico del disco. Ancora Rock’n’Roll, appunto. Ritmo incalzante, veloce, travolgente come nel migliore punk rock. Suono pulito, essenziale, che cattura. Una sorta di dichiarazione d’amore al rock’n’roll, al suo potenziale di energia, di rivoluzione, al suo essere sempre una scelta di vita coraggiosa e controcorrente. Il secondo pezzo è In Costume. Affronta la questione della forma fisica, dell’apparire sempre belli, magri e fighi, così come la società dell’immagine impone. Un veloce e urlato rock di ribellione. Ribellione ai canoni estetici dettati dalla società. “Ho la pancia e mi sento un figo…” Un rif incalzante che la dice lunga sulla presa di posizione della band verso l’omologazione estetica impostaci. La terza traccia è Tr3. Pezzo scanzonato, all’insegna di una leggerezza di testa talvolta necessaria. Bel ritmo, bella velocità. Facile ed accattivante. Quindi passiamo alla quarta traccia. La natura giocosamente romantica del pezzo emerge alle prime battute. Un’intro di chitarra dolce e una dedica ad una donna sposata. Si entra poi nel vivo della storia narrata, con tanto di chitarra elettrica infiammata e batteria. Il testo si riferisce in maniera scherzosa, e nemmeno troppo velata, ad una nota coppia di cantanti abbastanza alla ribalta sullo scenario della nostra musica leggera attuale. Un vero e proprio corteggiamento a colpi di rock per convincere la bella Anna a lasciare il suo Gigi. L’ironia la fa da padrone. La quinta traccia è Avere La Barba. Un vero inno punk alla libertà di portare la barba lunga, a dispetto del resto della società che ordina di tagliarla per essere più “in ordine” e consoni al gusto comune. Un messaggio leggero ma non del tutto futile. Da sempre la barba e i capelli lunghi sono un tangibile segno di affermazione della propria personalità e del proprio stile che non si conforma ai diktat dei più. Il seme della ribellione, anche a partire dalle piccole cose del quotidiano, è il leit motiv che lega tutti i pezzi dell’album. Con il sesto pezzo torniamo ancora sul tema del romanticismo. Laika si interroga sui dubbi dell’amore, sulla difficoltà nel definire una relazione e ciò che la persona amata realmente rappresenta.Tutto scandito dal solito deciso ritmo punk rock che rende interessante anche il pezzo che rischiava di essere un pò melenso. La settima traccia è Piove Alcool. Il tema è quello della funzione consolatrice e distraente che può aver l’alcool in una vita fatta di problemi, scelte difficili e piccole e grandi delusioni. Questione scottante e un pò politicamente scorretta, ma affrontata con assoluta schiettezza. Quindi passiamo all’ottava traccia, PopCorn. Una bella intro di batteria ci conduce in un brano scanzonato e a suo modo “romantico.” Ancora il tema delle donne, del sesso, dell’attrazione, delle difficoltà di comunicazione uomo – donna. Giocoso nelle allusioni, ma simpatico e mai volgare. Il titolo del nono brano, T.E.T.T.E, la dice lunga. Ancora una batteria incalzante e ancora il tema dell’attrazione e del corpo femminile. Il decimo brano è dedicato al più famoso dei social network. Agli inganni insiti nel mondo virtuale, che spesso restituisce un’immagine delle persone differente da quella reale. Facebook è un pezzo dissacratore che evidenzia soprattutto le modalità relazionali uomo-donna che scaturiscono dal dialogo virtuale di cui l’incontro reale, faccia a faccia, rappresenta un assoluto banco di prova. Quindi giungiamo al pezzo conclusivo. In assoluta coerenza con il filo rosso che pervade l’album, ancora un brano di ribellione. Che evidenzia l’insofferenza di sottostare a delle regole sociali rigide che invadono anche la sfera più privata dell’individuo. Tassativo è un inno contro le convenzioni sociali. Un ulteriore grido di ribellione, quindi, chiude il lavoro degli Abusivi e lo fa con un finale secco e conciso. Il brano termina all’improvviso, come a ribadire che è stato detto tutto il necessario. Tematiche ben note, da quando esiste il rock’n’roll e la sua connaturata funzione sovvertitrice della gabbia di ferro della società. Il rock è ribellione e questa band lo sa. Lo traspone in una coinvolgente veste punk, lo infarcisce di tematiche quantomeno attuali ed il gioco è fatto. Un buon album davvero.
Sara Fabrizi