Intervista a Petrolio – L+Esistenze

Il rumore come musica (e la musica come rumore) è qualcosa che non tutti colgono. Petrolio è un progetto nato da e nel noise, seppure il suo ideatore, Enrico Cerrato, ha un background metal, industrial, jazz e punk.
Tanti nomi e tante etichette affastellano la sua figura: Dio Drone, Toten Schwan Records, MaiMaiMai, Bologna Violenta, Uochi Toki, per dirne alcuni. E questa compositività si riflette nel disco L+Esistenze, nel quale c’è il contributo di vari artisti del panorama noise internazionale.
L’abbiamo intervistato per avere un varco informativo nel noise dei brani, che potete ascoltare sul suo bandcamp.

Collective Waste: Questo album è partecipato da nomi anche importanti della scena sperimentale e post industriale come Aidan Baker e Sigillum S. Come e con quali premesse è nata questa collaborazione?

Petrolio: Quando nei miei pensieri si è materializzata l’idea del nuovo disco “L+Es”, ho cominciato a contattare quegli artisti che rientravano tra le fonti di ispirazione e di riferimento per il mio progetto.
Inizialmente era previsto un numero limitato di collaborazioni e brani, ma quando ho constatato che il progetto interessava diversi artisti, allora si è cercato di strutturare nel miglior modo possibile questa esperienza.
Si è giunti così a dodici brani, due per ciascun artista, dove non vigevano regole; partendo da un’idea mia, gli altri artisti potevano intervenire come desideravano, integrandola, modificandola; è nato così questo disco, sintesi di diverse esistenze artistiche che confluiscono in dodici diverse tracce.

Il tuo non è un noise statico e cieco ma emozionale e ispirato. Quali sensazioni ci sono dentro, o dietro, i brani?

Mi fa piacere questa tua particolare attenzione verso la mia impronta musicale. Perchè in effetti Petrolio nasce proprio con l’idea di elaborare le mie esperienze in ambito noise rumoristico con l’amore verso certe atmosfere più psichedeliche e postrock. Da qui la deriva del progetto verso un universo più emozionale, se vogliamo anche autobiografico, come qualcuno avrà potuto notare dalle immagini legate ai miei live; normalmente nei miei brani rivivono emozioni legate alla tematica del viaggio, in aree non usuali come periferie, aree urbane decadenti e abbandonate, oppure in camminate stroboscopiche in mezzo alla natura. 
Per me resta però fondamentale il contesto emotivo di chi ascolta, in quanto non sempre si rivivono le stesse sensazioni che ho provato io; anzi la mediazione dello stato d’animo di chi ascolta è fondamentale per fornire un percorso emotivo che prenderà strade diverse per ognuno.

A proposito di questo: ho sempre pensato che questo genere si presti molto bene anche agli ascolti live, nei club, anche se forse poi praticamente hanno poca fortuna. Cosa dice la tua lunga esperienza su questo tema? È facile stabilire un contatto comunicativo ed espressivo durante i concerti?

È vero, è un genere che in realtà rende molto in sede live e si presta a collocarsi in diverse tipologie di locali. Ultimamente è una “scena” che si sta muovendo molto, e sono cresciuti numerosi progetti che fanno dell’elettronica la base per i propri live e, di pari passo, si è sviluppata una nicchia di pubblico molto attento. È il pubblico migliore, che si pone di fronte alla performance con l’idea di instaurare un’emozione condivisa con l’artista; non sempre la magia riesce, ma se si instaura uno scambio reciproco è una sensazione unica.

Il titolo mi ha incuriosito in quanto un po’ criptico: L+Es, leggibile come Le Esistenze, L’Es (freudiano). Come va letto, nell’ottica dell’inquadramento dell’album?

Conclusa l’esperienza del primo disco “Di Cosa Si Nasce” sentivo la necessità di lavorare su qualcosa che coinvolgesse anche altre sensibilità musicali; qualcosa che mi consentisse di confrontarmi con artisti che ammiravo ma che allo stesso tempo mi consentisse di esprimermi senza sradicare troppo il suono di Petrolio. Di qui l’idea di condensare diverse esistenze artistiche in un disco che avesse un’identità ben precisa; e si l’Es alla fine è entrato a fare parte dei significati intrinsechi al disco: cosa c’è di più emozionante, cupo e travolgente del mettere insieme così tanti inconsci?

Ho potuto capire che ti tieni sempre impegnato con le produzioni. Cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo futuro?

Dopo l’uscita de “L+Esistenze” mi sono dedicato alla sua promozione con una serie di live; contemporaneamente è stato pubblicato uno split con tre miei brani inediti dall’etichetta di Detroit Brain Ticket Death. Attualmente sto lavorando ad una serie di remix per altri musicisti, sto collaborando con l’artista giapponese Yuko Araki ad alcuni brani che verranno pubblicati in uno split con il progetto del connazionale Wearandtear, e a breve comincerò a comporre alcuni brani con un musicista parecchio attivo sulla scena musicale italiana del quale avrete a breve notizie. Per il 2020 prevedo di dare vita al terzo capitolo della marea Petrolio.

Grazie mille dell’intervista, e buon lavoro!

Grazie e buon noise!

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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