Alcest – Shelter

 

alcest_shelter_featured_1389571295-540-338 Non giudicare un libro dalla copertina. E nemmeno un album. E a guardare questa, come per quella dei Deafheaven, a tutto penseresti tranne che a qualcosa che ha a che fare anche lontanamente col black metal.

E invece gli Alcest si sono affermati con l’atmospheric black metal (quindi niente di autenticamente scandinavo o aggressivo) di Les Voyages De L’Ame ma comunque avvicinabile, seppur lontanamente, al black; similmente Roads to Judah dei Deafhaven si distacca da Sunbather. Considerato poi che ora le due band stanno anche facendo un tour insieme, possiamo dire che qualcosa sotto c’è ( e se proprio vogliamo dirlo, il cantante Neige si è anche fatto intervistare con una t-shirt di Chelsea Wolfe).

La band francese si è esibita anche con Anathema e Enslaved, questo per affermare ancora di più la linea che ha voluto assumere oggi, che sembra piuttosto chiara: il metal anche un po’ hipster, quello che può prendere i metallari curiosi e parte della platea che strizza l’occhio a mbv.

In soldoni: shoegaze e atmospheric black metal si sono fusi, e gli alchimisti hanno nome e cognome. Il risultato, come solitamente avviene, è qualcosa che è entrambe le cose e nessuna delle due: in Shelter musicalmente c’è l’atmosfera sognante ed eterea, delicata e luminosa; nei testi il malessere, la mancanza di orientamento, l’evocazione poetica. Non vale lo stesso discorso per Sunbather, dove il genere black si fa sentire molto di più, e si mescola più col post-rock che con lo shoegaze lasciando, permettetemi di dire, molto più soddisfatti.

Questa mossa degli Alcest ha lasciato purtroppo poco esplorato il territorio dove veramente le atmosfere di questi due generi si trovavano in armonia, quello del loro album del 2012, che ricordava a tratti gli Agalloch, che forse sono stati i primi in assoluto a sperimentare in questo senso.

Insomma non piace più l’abisso scuro e popolato da mostri, ma si preferisce uno spazio aperto ed assolato. Mettiamoci un paio di occhiali e andiamo a prendere il sole.

 

P.S: questa recensione è un prodotto derivato di questo post

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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