Slint – Spiderland : il post-rock che si fonde col grunge

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Hanno pompato il loro ritorno sui palchi gli Slint, con una reissue di Spiderland, loro secondo album del 1991, in un Remastered Box Set equipaggiato di inediti, demo e con tanto di intrigante DVD e t-shirt esclusiva. Inutile dire che è tutto esaurito in pochi mesi. Rimane  però l’interesse per questo album che hanno voluto mettere in evidenza, direi a ragione.

Spiderland, aprendosi con Breadcrumb Trail lascia già da subito trasparire il sound dell’intero album, con 6 pezzi che prendono circa 35 minuti, ben spesi per chi, come me, vuole affondare un po’ la testa in quei primissimi anni ’90 popolati di grunge e (soprattutto) di tutto quello che da questo genere sarebbe esploso.  Il pezzo di apertura come anche Nosferatu Man del grunge non hanno solo il suono sporco  e le vocals sussurrate, gracchiate o trascinate, ma anche la stressante semplicità dei riff e dei ritmi. Questo secondo pezzo poi mi ha ricordato i Queens of the Stone Age, colpa anche un po’ del titolo che ho associato alla copertina del loro ultimo album.

Se il post-rock l’avevamo riconosciuto solo in senso lato nei primi due brani, “Don, Aman” ci conferma la presenza di un proto-post-rock. Il pezzo è infatti quasi palesemente un antenato del genere, che fa anche uscire fuori qualcosa che ricorda il double-pick tipicamente post-rock intorno a metà pezzo. Come anche in Washer che forse è la traccia  più evidentemente caratteristica di questa origine, anche per la durata consistente. Il suo riff si può dire sicuramente essere storicamente rappresentativo di questa fusione grunge/post-rock.

Gli ultimi due brani sono anch’essi inquadrabili in questa cornice. “For Dinner…” è uno di quei pezzi che lascia all’immaginazione il compito di creare un ambiente emozionale, senza alcun bisogno di essere accompagnato dal significante delle parole. Good Morning Captain contiene quella “esplosione” a centro canzone (gli amanti del post-rock mi capiranno spero) che è difficilmente equivocabile. Le parole in questo caso invece, come in Washer, sono certamente un valore aggiunto in poesia.

Gli Slint insomma hanno spiegato alla grande aula degli anni ’90 che cosa fosse il post-rock, e da dove venisse. A noi rimane solo da essergli infinitamente grati.

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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