Inauguro questa sezione del blog sperando che non me ne vogliano coloro che ci seguono esclusivamente per la musica: mi accingo infatti a parlarvi di un videogioco, To the Moon. Capirete, andando avanti con la recensione, che toccheremo comunque il lato prettamente collegato alla musica. Cominciamo, dunque.
Mi sono avvicinato a questo gioco a pochi giorni dalla sua uscita, un pò incuriosito per la veste grafica scelta, un pò perchè comunque mi piace supportare il panorama indie che si sta man mano affermando nel mondo dei videogiochi. Non avendo sentito nè critiche positive nè negative su questo prodotto, l’ho giocato senza nessun tipo di aspettativa; cosa si potrebbe mai fare con una veste grafica del genere, stile vecchi RPG? Invece ho dovuto fare pubblica ammenda, trattandosi di un gioco che è stato in grado di rapirmi sin dal primo istante con la sua storia interessante e profonda e la sua colonna sonora adatta ad ogni situazione.
La storia verrà vista attraverso gli occhi dei due protagonisti, i due scienziati Neil Watts ed Eva Rosalene, specializzati in un campo molto particolare: attraverso una speciale macchina sono in grado di modificare i ricordi delle persone in punto di morte, per farli morire sereni e convinti di essere riusciti ad eseguire il loro più grande sogno, di qualunque cosa si tratti. Collegandosi con i ricordi del paziente rivivono le sue esperienze, e cercano di modificarle per far sì che il susseguirsi degli eventi lo porti a raggiungere lo scopo della propria vita.
Arrivati a casa di un uomo in punto di morte, vengono messi al corrente del suo più grande desiderio: un viaggio verso la Luna. Il problema è che non riesce a capire il motivo di questo suo desiderio, è ben fissato nel suo inconscio ma sa che anche potendo tornare indietro non lo farebbe, razionalmente parlando. Così parte un lungo viaggio, che ci vedrà ripercorrere al contrario, dalla sua vecchiaia alla sua infanzia la sua vita, piena di momenti davvero toccanti e di rimandi che più di una volta mi hanno fatto rimanere a bocca aperta per la perfezione della storia. Aggiungiamoci una storia complicata con la sua (ormai morta e con un particolare problema) moglie, e l’articolata storia vede luce in modo molto suggestivo.
Il gameplay è molto semplice: bisogna ripercorrere le varie tappe della sua vita al contrario, cercando oggetti che gli riportino alla mente ricordi ancora precendenti, per scavare il più a fondo possibile nella sua memoria. Non è di certo il punto forte del gioco, a mio parere, ma è accompagnato da dialoghi molto interessanti e con un certo tocco ironico.
La colonna sonora è particolare: si ha un rimando continuo ad una determinata melodia, suonata con il pianoforte, che rappresenta anch’essa un punto focale della storia. Si tratta sempre e comunque di brani non cantati, da buona tradizione “vecchia scuola”, tranne in un determinato caso. Non vi nascondo che mi sono davvero emozionato, quando, davvero inaspettatamente ma perfettamente in linea con ciò che stava succedendo, è partita una melodia cantata.
Inviterei tutti voi a terminare questo gioco, anche solo per ascoltare la colonna sonora e godere di una storia che mi ha interessato davvero tanto. A che pubblico propongo questo gioco? A coloro ai quali piacciono storie intrecciate, che non risultano chiare da subito e che necessitano di diverse chiavi di lettura per essere comprese fino in fondo.
Se riuscirete a passare sopra al fatto che non si tratta di un gioco vero e proprio, in quanto il gameplay è limitato e guidato su binari ben precisi, e siete pronti a sperimentare un’esperienza diversa che comunque mi ha lasciato qualcosa dentro, lo amerete.
Se vi aspettate, al contrario, un gioco frenetico e da giocare in modo più superficiale, lo considererete alla stregua di un giochino sviluppato con tecnologia antiquata, senza alcun senso di esistere nel panorama videoludico attuale.