Fin dal primo dei cinque brani dell’album di esordio del gruppo fiorentino Nudist si può percepire la caduta nel vuoto, la profondità e la reclusione buia.
E se cadi è un abisso di fango e psichedelia.
Piuttosto adrenalinici forse per dire sludge, sebbene quel non-so-che nel nome, l’estetica e il minutaggio prepotente non lo escludono.
Non c’è che dire, un album ben prodotto e dai suoni scelti con attenzione. La batteria in primo piano, le vocals scorticanti e gli effetti d’atmosfera colpiscono nel segno. I riff sono incisivi ma non ipnotici (quelli se li tengono da parte per il gran finale Suicide) e la forma dei brani sembra non sentire gabbie di genere.
Trasudano fortemente i temi: orrore, visione tetra, incubo umano (bellissima la scena suggerita da Blind Spiders) che dimostrano, insieme alla costruzione musicale, un’estetica insieme originale e coerente, di sicuro autentica.
Album da non perdere per i patiti di doom, sludge e affini, e che ci ricorda ancora che in Italia questi generi li suoniamo da paura.