Non ero sicuro se scrivere una recensione su questa esperienza-live che ho vissuto con Sebastiano, Michele, Monica e Flavio, il che giustifica il ritardo.
Semplicemente perché non ho molto da dire, ma lo dico lo stesso.
Grazie al cazzeggio e al tempismo che ne consegue mi sono anche perso l’inizio del gruppo di apertura, italiano, Shores of Null. Di loro ho appuntato la vena hardcore, melodica seppur “blackened” come si suol dire, che non rinuncia al doppio pedale ben piazzato.
Vocalmente capaci (e barbuti), hanno esibito anche una cover/tributo ai Novembre, che meritano di essere ricordati (ne parlo come da morti, anche se credo/spero non lo siano). Una band multi-purpose, che forse affermerà una linea di sound più netta nel suo futuro. In ogni caso spero di leggerli ancora da qualche parte.
Mi ha in qualche modo colpito (chissà perché) il volto del bassista (alto, magro, rasato, con l’espressione da imbruttimento metal) che faceva contro-cori. Mi è parsa una figura che davvero dentro di sé sentiva il metal e lo faceva uscire tramite il gruppo.
Nota inutile ma se dobbiamo scrivere delle impressioni, questa lo è stata.
Riguardo i Leprous, nemmeno l’acustica a dir poco indecente del club è riuscita a rovinare un concertone che personalmente attendevo da tempo e che era in questa occasione per la prima volta a Roma. La band norvegese è in tour per The Congregation, album che ho recensito fin troppo blandamente poco dopo l’uscita e che invece ho apprezzato infinitamente di più nei successivi ascolti fino a farlo diventare per me un caposaldo di quel genere di progressive metal contemporaneo che passerà alla storia.
La scaletta ha visto una ovvia super-presenza dell’ultima produzione, ma non ha mancato altri riferimenti al pre-Coal, album che ha segnato un cambiamento non solo per la band, ma per il genere.
Oltre alla prestazione a livello tecnico praticamente impeccabile del gruppo, le cose che mi hanno colpito sono l’outfit scelto dai componenti (camicia, pantalone, scarpe eleganti) e la giovane età degli stessi.
Riguardo la prima, la conclusione alla quale sono arrivato è che evidentemente la Norvegia è talmente piena di metallari che sei alternativo se ti vesti in camicia e scarpe lucide. Poi la camicia è durata addosso al batterista per circa metà del primo pezzo, ovviamente, per prediligere un (ben più metal) torso nudo.
Riguardo la seconda, l’età sui 24 di due dei componenti, ed in generale la giovane età è dovuta alla scelta della band di cambiare continuamente formazione. La band ha una storia che inizia nel 2004, anno dal quale si sono susseguiti ben 6 album, 3 bassisti e 3 batteristi.
Se la scelta ha portato a questo livello di innovazione, ben venga; ma magari non aiuta a dare una identità affettiva a quei fan che cercano dei punti di riferimento.
Insomma, un ottimo concerto che, come ho già avuto occasione di scrivere, ha un numero di spettatori ben inferiore rispetto a quello che il livello musicale meriterebbe. Purtroppo dobbiamo cominciare a ritenere fortunate le occasioni che portano band di questo calibro a suonare live a sud di Bologna.
Un grazie va, da ascoltatore, ai club come il Traffic che ancora riescono a portare bei nomi nella capitale.
Viva la musica live!
ottima musica + ottima compagnia = ottima esperienza..
senza dimenticare Elio nel viaggio di ritorno…
Metal up yor ass!! \m/