Indovinate chi è tornato. Quel bel gruppo australiano che fa prog.
Mi piacque qualche anno fa il loro The Tide, the Thief & River’s End ma mi sono perso il successivo Bloom del 2015.
Ho trovato però questo ultimo lavoro molto ispirato, nell’ambito del prog metal tradizionale, a la Haken/Riverside. Dico tradizionale perché spesso ascolto anche prog poco ortodosso.
Molto colorato, fluido, vivace, con tanti suoni innovativi (in The Hands Are The Hardest mi viene in mente siano mutuati da quel prog/math americano stile Polyphia) e uno spoken word poetico in Inertia and the Weapon of the Wall.
Undici tracce di cui nessuna buttata lì o poco curata e con una progressione che per quanto molto melodica e intervallata crea un unicum come album che si rivela molto catchy.
Canzone preferita: Songs for No One.