Leprous – Malina (2017)

Malina è la dea del sole degli Inuit stanziati in Groenlandia.

Malina e suo fratello, il dio della luna Anningan, vivevano insieme. Durante una terribile lotta con il grasso rese nero il volto del fratello. A seguito dello spavento volò il più alto possibile in cielo e divenne il Sole. Anningan la rincorse e si tramutò in Luna.

Non ho mai lodato abbastanza, e me ne pento, l’ormai vecchio The Congregation.

Non solo è stato un grande pezzo di storia di “new progressive metal”, ma era anche gravido di un sound che avrebbe trovato poi la sua maturità in questo nuovo lavoro.
Diciamocelo subito: di metal in Malina non ce n’è. Niente riffoni, niente simil-scream (inventato da Einar in studio di registrazione), niente headbang.
Però c’è tutto il resto che si era trovato prima, e in forma riveduta e corretta, nella quale si sente generalmente e diffusamente la giovane età dei componenti.

La prospettiva unica con la quale si sono scritti i testi: una sorta di individualismo analitico, esistenziale, che tratta dei limiti mentali di ognuno e della relativa emancipazione da essi. L’immagine ricorrente di un uomo che rifiuta lacci e prigionie, sicurezze e illusioni. Almeno qui il metal c’è ancora.

Quello che rimane più di tutto l’album è la componente melodica, ed è quello che mi ha fatto, in alcuni ascolti, pensare a questo album come una sorta di raccolta dell’eredità spirituale dei migliori Muse che furono (ascoltate l’inizio di Captive e venitemi a dire il contrario).
Perché c’è il rock, ben fatto, c’è una voce molto particolare, ci sono dei testi interessanti e una ritmica tipica (per i tecnici: mi dicono di un 17/8 in Mirage).
Un signature sound.

La prima metà dell’album sale parecchio, tripletta di bei pezzi con From The Flame, Captive e Illuminate. Mentre la seconda metà è in discesa per permettere di incastonare alcuni brani lunghi, tra cui l’ultimo The Last Milestone che si differenzia come traccia a sé.
Si tratta di un brano sinfonico, dedicato alla voce di Einar ma che rischia di deludere qualcuno.

Nel complesso un buon lavoro, da ascoltare, assimilare e avere in libreria.

 

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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