Con un pò di ritardo ecco a voi la prima recensione del Cinewaste. Oggi parleremo,come avrete intuito dal titolo,di Elephant film del 2003 diretto da Gus Van Sant vincitore della palma d’oro come miglior film e per la miglior regia al festival di Cannes;In questo film Van Sant descrive su pellicola, con una visione del tutto fuori dagli schemi,la strage alla Columbine High School, i fatti vengono dipinti in maniera molto realistica grazie alla tipologia di inquadrature e all’uso minimo di “stacchi”; Troviamo un largo uso di carrellate alle spalle dei protagonisti che ci permettono di seguire l’azione come se fossimo parte del film.
Spesso le scene vengono ripetute, con il punto di vista dei diversi personaggi,questo io lo ritengo uno dei punti di forza del film, perché se fatto diversamente avrebbe rischiato di far scadere il film, dal punto di vista registico, nel banale.
Una bella mattinata di autunno, caratterizzata dalla routine, tra ragazzi che chiacchierano, scattano foto e passeggiano nei corridoi della scuola, ci soffermiamo su John che appena uscito dall’edificio, incontra Alex ed Eric, i carnefici della strage, che lo avvertono su quanto sta per accadere. Successivamente vediamo la pianificazione della strage e la facilità con cui riescono a procurarsi le armi; Vediamo il punto di vista dei vari studenti,dal giocatore di football al ragazzo solitario.
Nella colonna sonora appaiono molti pezzi di Beethoven, in quanto Alex ne è un appassionato, in una scena suona al piano la traccia “Per Elisa” del compositore Tedesco, l’ho ritenuta una scelta azzeccatissima (Kubrickiana se vogliamo), crea nelle scene quella sorta di malinconia molto adatta al film e allo stato d’animo dei personaggi. Alex ed Eric sono i personaggi più approfonditi, infatti oltre alla passione di Alex per la musica conosciamo la loro passione per i videogame e per le armi, inoltre le uniche scene che non sono girate nella scuola vengono girate a casa di Alex, e qui riusciamo ad analizzare al meglio i pensieri e la psiche dei due futuri killer.
Van Sant usa dei filtri che azzerano quasi il contrasto del colore, le scene sono spesso cupe, quasi a rappresentare il lutto, gli unici colori che risaltano sono i colori dei vestiti di alcuni liceali, ad esempio la t-shirt gialla di John.
Consiglio vivamente la visione di questo film, anche se il ritmo un po’ lento (sopratutto nella prima mezz’ora) potrebbe non appassionare i più,continuate a guardarlo perché è un film che segna, ti porta riflettere(che non fa mai male) e a crearti un’opinione sui fatti libera e indipendente.
Visto che è la mia prima “recensione” abbiate pietà della mia scrittura non proprio giornalistica.