Leprous – The Congregation (2015)

leprouscongregcdA già due anni da Coal i Leprous tornano con un nuovo lavoro di 11 tracce (+ bonus), e non tradiscono le aspettative.

Molto vicini alle sonorità del loro precedente lavoro, il gruppo norvegese si afferma ancora di più come presenza importante nel panorama del progressive metal odierno.
La rifinizione sulla componente vocale è andata a migliorare l’imprinting già peculiare dato a tracce come Foe e  Contaminate Me di Coal che fuoriesce ad esempio in The Price o Slave e insiste con voce pulita, melodica e vocalizzante.
In The Flood, Down e Slave si fa sentire un sintetizzatore e il tocco della batteria è stato un po’ ovunque calibrato in produzione per essere delicato e fluido.

Pezzi come Third Law e Within My Fence hanno drumline e chitarre un po’ Protest The Hero (meno hc) e anche un po’ Haken con Red.
Affermano un loro stilema invece con i 7 minuti di Rewind , un vero tesoro, e rendono in qualche modo omaggio a certi sound del progressive di qualche anno fa (ma già superato) con Down.

Un album di valore e importantissimo per lo stato dell’arte del progressive metal, il cui unico difetto potrebbe essere la poca frizzantezza nei quasi 70 minuti di esperienza-album.

Non ho paura di continuare a sostenere che la New Wave of Progressive Metal è qui per restare.

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

3 commenti su “Leprous – The Congregation (2015)”

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