Relapse Records – Relapse Sampler 2015

coverStavolta la reviewaste non è di un singolo album ma dell’intero campionario 2015 di una delle etichette di riferimento del panorama metal : Relapse Records.
L’anno volge quasi al termine e le uscite sono state molteplici e diverse, con numerosi sottogeneri del genere più metallico della musica.

Il campionario prevede un brano per band (non necessariamente singoli) provenienti da album pubblicati nel corso del 2015 ed è acquistabile con una offerta libera dalla pagina bandcamp della label.
Quello che farò è sfogliare il campionario e snocciolare prime impressioni (o seconde, se l’album è stato già ascoltato) per le 36 tracce. Iniziamo subito!

  1. Torche – Loose Men : Scoppiettante hard rock/stoner molto orecchiabile, sicuramente radiofonica. Immancabile per l’anno che ha consacrato una iper-diffusione di questo genere.
  2.  Windhand – Crypt Key : si appesantisce la mano fino a diventare vero sludge con una band che album dopo album si è meritata il posto di band simbolo del doom. Ricordo con piacere il loro Soma e lo split con i Cough Reflection of the Negative. Scelta obbligata per gli appassionati di questo sotto-genere-
  3. Royal Thunder – Time Machine : sound diffusissimo ultimamente, ma non per questo spiacevole. Sette minuti tirati alla lunga per inserire un bridge a metà brano e cambiare ritmo. Voce sicuramente ben prodotta, ma (almeno in questo brano) poca psichedelia.
  4. Tau Cross – Fire In The Sky : si calca di nuovo la mano stoner con riff tipici e una voce più hard. Supergroup con membri di provenienza punk, il che rende il sound uno stupefacente mix punk/stoner probabilmente inedito ed interessante.
  5. Myrkur – Mordet : ci voleva la presenza scandinava per cominciare a sentire metal. One-woman band danese inequivocabilmente black. Effetti interessanti che giocano sull’ambiente ad intervallare gli scream e il doppio pedale. Progetto emergente che incuriosisce.
  6. Skinless – Serpenticide : botta death in growl di una band fondata nel 92 che non le manda a dire. Brutali.
  7. Gruesome – Savage Land : ancora death, qui per veri puristi (stile Death). Bello vedere che, sarà il nome, questo stile è immortale.
  8. Exhumed – Necromaniac (Gore Metal Redux) : band famosissima death e grindcore statunitense. Con questo ritmo ed i doppi pedali ininterrotti la voglia di pogare sale istantaneamente.
  9. Pig Destroyer – Trojan Whore : il nome è tutto un programma : puro grind. E 1 minuto e 34 secondi bastano e avanzano per capirlo.
  10. Hooded Menace – Elysium of Dripping Death : doom metal nel suo senso più autentico. Oscuro, lento e misticheggiante. Basta da solo ad assaporare quelle sensazioni uniche che solo questo genere può dare. Bravi.
  11. Primitive Man – Bag Man : ossa e violenza. Doom/sludge che martella a colpi lenti (come piace a me). Non è roba da novizi.
  12. Graves At Sea – Betting On Black : in intro uno scream demoniaco (particolarmente) a ritmo ancora doom. “Betting on black you lose every time, you’re born into a world of shit and then you die”.
  13. Lycus – Coma Burn : il brano più lungo del campionario non poteva che essere post-metal. E con tutti i crismi : sei trascinato in un ambiente nuovo, grigio e ci rimarrai quanto basta.
  14. Zombi – Mission Creep : synth in loop e bassline che spezza improvvisamente l’atmosfera di cui sopra. Un bell’interludio strumentale, con qualcosa del prog ’70.
  15. Locrian – An Index of Air : qui si torna sul post-metal, auto-spoileratomi da precedenti ascolti della band, dato che la lunga intro non lo dava a pensare. Col prendere forma del brano si realizza che è proprio questo: post-metal che esplode a metà brano in un tripudio blackgaze. Anche loro sulla soglia di questo nuovo genere.
  16. Publicist UK – Away : cantato pulito che dimostra musicalmente attenzione a certi canoni post-punk. Emergenti interessanti.
  17. Pinkish Black – Everything Must Go : senza una direzione e un verso, sperimentano. Qualcosa di intrigante c’è, sembra quasi da OST.
  18. Valkyrie – Golden Age : torna in pista lo stoner con un sound a la Black Sabbath. Qualcuno potrebbe non averne mai abbastanza.
  19. Christian Mistress – Neon : anche qui quell’hard rock un po’ superato, molto 80s. Poco entusiasmante.
  20. Wrong – Call It : mano pesante sul piatto (e non solo) per uno stoner carico ed energico. Riff che funziona, sarebbe da sentire nell’album.
  21. Ecstatic Vision – Journey : sale la componente psichedelica del genere di cui sopra. Bel viaggetto.
  22. Minsk – To The Garish Remembrance Of Failure 
  23. Hope Drone – Riverbeds Hewn In Marrow : si fa spazio il black/post-black e lo spazio naturalistico. Nome nuovo ma capace di reggere 10 minuti di un genere non facile. Notevole.
  24. Lord Dying – Darkeness Remains : heavy e un po’ sludge, con qualcosa dei Lamb of God, lasciando anche spazio al melodico. Niente male.
  25. Sacrilege – Lifeline : provenienza punk, ma cresciuta ad Iron Maiden. Tornati in attività nel 2014 dopo essersi fermati alla soglia dei ’90. Non sono andati molto oltre.
  26. Seven Sisters of Sleep – Reaper Christ : adrenalina e voce aiutata da una buona produzione. Sludge anti-religioso.
  27. Ilsa – Pass / Out : intro fangosa che accelera a metà brano incattivendosi. Pogata facile.
  28. Rwake – Nagarachi : produzione un po’ scarsa (suoni forse volutamente poco profondi). Schizofrenia che in 3 minuti infila ritmi e stili diversi di voci e strumenti.
  29. Maruta – Stride Endlessly Through Scorched Earth : accelerati, death caotico. Li trovo simpatici, ma non sono da tutti.
  30. Call of the Void – Cold Hands : ascoltai qualcosa che non mi rimase. Qualche elemento crust ma fondamentali di metal contemporaneo.
  31. Magrudergrind – Rise and Fall of Empires Past : 39 secondi, non può essere che grindcore. Questo è lo spirito giusto.
  32. Bedemon – Serpent Venom : registrati volutamente con qualità scarsa per non so quale soddisfazione. Proto-metal sui primi ’80 recuperato da un LP rovinatissimo.
  33. Razor – Hypertension : non si era ancora sentito del thrash, ed eccolo qua. Niente di nuovo.
  34. Goblin Rebirth – Book of Skulls : come da nome, reincarnazione del gruppo prog italiano anni 70. Strumentale e progressivi con synth molto presente, si riservano una vocazione da colonna sonora.
  35. Steve Moore – Intro & Credits : anche qui ambito cinematografico. Composizione elettronica.
  36. The Great Tyrant – The Trouble With Being Born : citazione al libro di Cioran (di ispirazione anche per il corto a produzione Collective Waste, per coincidenza). Un collegamento con i Pinkish Black di cui sopra che non ho ben capito. In ogni caso sound curioso dal duo di metal sperimentale.

E si chiude così il campionario. Scusate la superficialità, ma è la particolarità di questo modo di fare recensioni: senza pretese.
Aspettatevi qualche ascolto nei prossimi anfratti metallici!

 

Pubblicato da

Manuel D'Orso

Nel collettivo dal 2013, INTJ, appassionato di metal e musica sperimentale.

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