Minsk – The Crash And The Draw (2015)

minskthecrashIl ragazzo si svegliò nel bosco, la testa dolorante. Subito in piedi, controllò il suo equipaggiamento: la sua già scarsa attrezzatura militare era stata privata delle armi da fuoco, ma gli era rimasto il coltello e la maschera antigas. Uno sguardo intorno rivolto agli alberi avvolti dalle tenebre e comincia a salire il panico. Continua a leggere Minsk – The Crash And The Draw (2015)

All Them Witches – Dying surfer meets him maker bonus bundle (2015)

Rieccoci con la nostra rubrica settimanale dedicata agli artisti emergenti; questa volta parliamo degli All Them Witches, gruppo rock particolare, con qualche rimando all’ambiente psichedelico.

Anche questo è un album che si può trovare su Noisetrade, essendo l’album vero e proprio in uscita il 30 Ottobre di quest’anno; quello che vado a recensire è in realtà un insieme di brani provenienti da Lightning At The Door (i pezzi dal 3 al 10) e  dal nuovo album Dying surfer meets him maker (il primo ed il secondo pezzo). Partiamo dunque con una sintesi di ciò che troverete nell’album.

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CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL: IL ROCK

Born on the bayou: un loro pezzo ne diventa un po’ il manifesto programmatico. Nati nella baia di San Francisco. E portatori e divulgatori del rock n roll californiano. Forse il quartetto rock più celebre dopo i Fab Four, loro si chiamavano Creedence Clearwater Revival. Sebbene il loro periodo di attività sia stato relativamente breve (1967-1972) hanno sfornato 6 album tutti assolutamente emblematici nella storia del rock. Perché i Creedence sono l’essenza stessa del rock americano, la base, la matrice e anche un po’ il minimo comun denominatore di tutte le band successive. Una sorta di proto-rock, insomma. E se i Buffalo Springfield hanno rappresentato la fucina del nascente rock americano (sperimentando stili ed anticipando tendenze), i Creedence ne hanno rappresentato la prima inarrestabile esplosione.

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Deafheaven – New Bermuda (2015)

folderHanno sconvolto il panorama della musica “estrema” e del metal con il loro Sunbather nel 2013, mantenendolo iper-chiacchierato per tutto lo scorso anno.
Con quell’album hanno voluto contemporaneamente provocare e stravolgere la concezione del post-metal e un po’ anche del black, fondando il concetto di blackgaze (black + shoegaze). Concetto che ha avuto anche una certa eco anche grazie ad album come Opale degli Alcest (poco black e tanto gaze), rimanendo diverso dal post-black metal che invece è vicino all’atmospheric black metal (distinzione che mi ha creato confusione anche da ascoltatore discretamente aggiornato).

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Ancient Mariner – Ancient Mariner (2015)

Oggi ci ritroviamo a parlare degli Ancient Mariner e del loro EP omonimo;

Si tratta di un trio nato a Minneapolis; Gabriel Jorgensen, Connor Davison e Dan Stewart.

Onestamente non so molto di loro, anche perchè cercando informazioni riguardanti su Ancient Mariner trovo solo rimandi continui a “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, ma cercherò di fare una sintesi dei vari pezzi contenuti nell’EP, per farvi giudicare direttamente la musica e non il background dell’artista.

Questo album è composto da 4 brani, non eccessivamente lunghi ma tutti particolari.

1 – Morning

Apertura calmissima, voce trascinata stile Radiohead ed intervento al minuto 1:00 del coro che trasforma la canzone in un brano dei Tunng, forse più psichedelica ed in parte malinconica. Intorno ai 3 minuti torna la tranquillità assoluta, con una voce quasi accennata ma comunque presente.

2 – Deep Space

Ancora raffigurante trame oniriche, il tono si alza improvvisamente intorno ai 2 minuti, velocizzando in ritmo fino a questo momento leggermente più lento. Trovo che anche questo sia un brano interessante.

3 – Multicon

La melodia principale cambia 4 volte durante i 3 minuti e 22 del pezzo, non risultando mai banale e facendoci sentire come i tre siano in grado di amalgamarsi perfettamente.

4 – Brother 

Si parte con una parte tranquilla, una camminata fianco a fianco alla voce, alla batteria, alla chitarra, al basso.

Superato il primo minuto un rumore sempre più forte si impossessa della nostra attenzione e trovo dei rimandi lontani (non la prendete come bestemmia) ai Pink Floyd; tutto psichedelico ma senza esagerare, infatti arrivati a 3 minuti le voci si fanno sentire su tutto. Tutto ciò dura meno di 30 secondi, perchè interviene nuovamente la tranquillità dovuta alla chitarra, basso e batteria accompagnate da un coretto in sottofondo che non pronuncia parole ma vocali. La chiusura è data dal prolungarsi di un suono, che ci può ricordare il mare o semplicemente lo spazio.

 

In conclusione consiglio questo album a tutti; in fondo si tratta di un EP, lo trovate gratuitamente su Noisetrade e dura poco più di un quarto d’ora. Buon viaggio!

WEST COAST ROCK WILL NEVER DIE: IL CONCERTO DI CROSBY, STILLS AND NASH A ROMA

CSN Roma 2015

 

 

 

 

4 ottobre 2015 ore 21:04 (per precisione maniacale) lo splendido Auditorium di Roma risuona delle note potenti ed energiche di “Carry on”. Un vistoso salto indietro nel tempo, una decisa rievocazione storica di un periodo socio-musicale mitico tramite le canzoni immortali del West Coast Rock. Sul palco la visuale di tre scatenati rockers di 70 e più anni che mi colpiscono al cuore come forse non mi è mai accaduto in un concerto.. Ebbene sì, finalmente sto ascoltando dal vivo Crosby, Stills and Nash. Sul palco non c’è solo il trio più emblematico del rock della costa ovest degli Stati Uniti, ci sono anche i 3 musicisti che avviarono un riuscitissimo sodalizio musicale con Neil Young, ci sono lasciti ed eredità di band precedenti, c’è l’impronta di The Hollies (Graham Nash), di The Byrds (David Crosby), dei Buffalo Springfield (Stephen Stills). Materiale abbondante per emozionare un pubblico già conoscitore e fan storico, ma anche un pubblico più giovane, curioso ed appassionato.

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Kiev – Kiev

Eccoci con la seconda recensione sugli album Indie di Noisetrade dopo la piccola pausa dovuta all’uscita di “Cultura Generale” dei Ministri.

Oggi andiamo a dare un’occhiata al lavoro dei Kiev, band emergente e, secondo me, promettente.

Per quanto riguarda la loro biografia, traduco qualcosa delle informazioni trovate in giro; il gruppo nasce a Orange, California, attraverso varie improvvisazioni, effettuate in un magazzino del 1940. Viene creato inizialmente dal chitarrista/cantante  Robert Brinkerhoff  che poi ha aggiunto uno alla volta gli altri membri nel corso degli anni fino a trovare un’organicità, tutto sommato, coesa. Tra i vari generi affrontati troviamo il post punk, funk psichedelico, indie, jazz, jam uniti all’elettronica. Ci sono contributi da parte dei corni francesi, clarinetti, fagotto, trombone, oboe e sintetizzatori ARP.

In breve, mi hanno ricordato in parte i Cold War Kids, con la voce particolare del cantante unita perfettamente ai vari strumenti, che in questo caso si amalgamano bene con l’aspetto elettronico presente nei vari pezzi di questo album.

Kiev si compone di cinque pezzi; analizziamoli sinteticamente.

01 – Falling Bough

Il brano si apre con la batteria raggiunta subito dal basso, a sua volta seguito dalla voce. Si riscontra subito la particolarità della voce dalla tonalità alta del cantante, mai fuori tema rispetto alla parte strumentale. Non si tratta di un qualcosa molto complesso, è di facile ascolto.

02 – Ariah Being

Partiamo con un tempo più veloce rispetto al brano precedente, con l’intervento di un sax intorno ai 2:20. Gli strumenti si mischiano sempre più tra loro, per poi lasciare spazio al basso e alle voci in stile Radiohead intorno ai 4 minuti.

03 – Solving And Running

Anche questo è un pezzo di facile ascolto, con il solito alternarsi di intro, strofa, ritornello.

04 – Pulsing Cough Focus

La presenza costante del basso somiglia quasi ad un cuore pulsante, senza mettere ansia, anzi suggerendo una calma che aumenta in un climax lungo tutto il pezzo.

05 – 3rnd (Bonus Track)

Qui troviamo il sintetizzatore che fa capolino in più di qualche momento insieme al sax in un interessante vortice musicale che rimanda alle sonorità degli anni 80.

In breve direi che si tratta di un gruppo interessante, appena potrò metterò le mani sull’album full-lenght e approfondirò il loro stile. Consigliato ai fan dei Radiohead e Cold War Kids, non lo sconsiglio nemmeno a chi volesse sentire qualcosa di orecchiabile e di facile ascolto; è anche gratuito, quindi non avete proprio scuse!

Ministri – Cultura Generale (2015)

Seguo i Ministri da quattro anni e devo dire che quando ho saputo che stavano lavorando su un nuovo album sono rimasto ad aspettare con impazienza la sua uscita. Ora che ho tra le mani il disco mi ritrovo finalmente a poterlo recensire, sperando di non far prevalere il mio affetto nei loro confronti sulla qualità reale dei brani.

DISCLAIMER: Come ogni volta quelle che leggerete sono opinioni personali, non prendetevela troppo se i nostri gusti non corrispondono.

L’ultimo lavoro dei Ministri si compone di 12 tracce registrate quasi totalmente in presa diretta, limitando al massimo la postproduzione, e questo si sente molto durante l’ascolto dei vari brani. E’ stato prodotto in collaborazione con Gordon Raphael ed è stato registrato in uno degli studi del Funkhaus, storica sede della radio di stato della Germania Est. Proverò a dare un voto separato (sempre personale) per quanto riguarda la parte musicale e per i testi, anche se per comprendere bene i vari significati di questi ultimi dovrò sicuramente ascoltare il tutto più e più volte.

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Sweethead – Mortal Panic EP (2015)

A partire da oggi, quando mi sarà possibile, cercherò di pubblicare una mini recensione di un album a settimana per poi far sentire qualche pezzo dello stesso durante la nostra diretta. Ringrazio in anticipo il sito Noisetrade che mi permette di scoprire artisti emergenti e passare musica nuova ogni volta.

Partiamo con la recensione vera e propria: chi sono gli Sweethead? Si tratta di un gruppo americano alternative rock, composto dalla cantante Serrina Sims, dal chitarrista Troy Van Leeuwen (Queens of the Stone Age, A Perfect Circle, Enemy, Failure), dal bassista Eddie Nappi  (Handsome, Enemy, Mark Lanegan Band) ed il batterista Norm Block (Plexi e Mark Lanegan Band).

Mortal Panic è un EP con il primo estratto del loro nuovo album in uscita nel 2016 insieme ad altri brani difficilmente reperibili altrimenti.

Si divide in sei brani, il primo dei quali è omonimo dell’album, e notiamo subito il sound “sporco” ma comunque ritmato ed orecchiabile, con uno schema classico di intro, strofa e ritornello.

Tunnel Vision Blue rallenta parecchio rispetto al pezzo precedente, e la voce della cantante risulta riconoscibile in mezzo alle varie distorsioni.

In Antony la voce femminile rimane pulita durante le strofe mentre nei ritornelli interviene la voce maschile, più rozza e “lontana”.

Tired Of Waiting ha un ritornello abbastanza particolare, in cui gli strumenti si placano momentaneamente per poi intervenire nuovamente .

Life in Laralay mi ha ricordato molto il Grunge facendoci anche ascoltare sonorità degli anni 80.

L’ultimo brano è P.I.G. (Leg Lifters “Pork Chop” Remix). Non avendo sentito l’originale devo dire che comunque a mio parere il remixer è stato in grado di fare un ottimo lavoro, poichè lo stile dei Sweethead rimane perfettamente riconoscibile.

A chi consiglio quest’album? Forse agli amanti del grunge o in generale delle sonorità distorte, poichè troveranno sicuramente pane per i loro denti. In fondo si tratta pur sempre di un gruppo emergente e secondo me hanno fatto un ottimo lavoro.

Alla prossima!

Riverside – Love, fear And The Time Machine (2015)

 

front  Ogni loro album arriva come una buona notizia. Dopo aver consumato Second Life Syndrome (che ha già 10 anni), le successive produzioni della band progressive rock/metal polacca sono riuscite a rimanere allo stesso livello di qualità, trasporto e profondità.

Apprezzo la scelta di produrre poco e bene rispetto ad una produzione costante e poco fantasiosa (leggasi critica ad altre non specificate band prog metal).
I Riverside si sono sempre distinti dai colleghi della scena progressive per uno stile del tutto peculiare: melodico, armonico, dai testi scorrevoli e commoventi, che vogliono sondare il profondo dei nostri sentimenti e della mente. Continua a leggere Riverside – Love, fear And The Time Machine (2015)